La chiusura del Monte del Tempio da parte delle autorità israeliane dopo l’attentato islamico costato la vita a due poliziotti israeliani ha scatenato le ire del mondo musulmano che invece di dare responsabilità ai terroristi come sempre individua in Israele il colpevole di tutto.

Da più parti arrivano incitamenti a una terza intifada memori del fatto che nel 2.000 fu proprio una visita al Monte del Tempio da parte dell’allora Premier israeliano Ariel Sharon a scatenare la seconda intifada.

Proteste organizzate dalla Fratellanza Musulmana si sono svolte ieri in Giordania mentre severe note di protesta sono arrivate più o meno da tutto il mondo islamico. L’accusa rivolta a Israele è sempre la stessa, cioè quella di cercare di cambiare lo status quo del Monte del Tempio, accuse rimandate prontamente al mittente dal Premier israeliano, Benjamin Netanyahu.

Tuttavia, nonostante le scontate proteste, quasi tutti i Paesi arabi invitano alla calma. Il Re di Giordania, Abd Allah II, che ha la custodia del Monte del Tempio, seppur protestando con Israele per la chiusura temporanea del complesso ha invitato alla calma condannando l’attentato islamico nel quale hanno perso la vita due poliziotti israeliani. Inviti alla calma anche dai Paesi del Golfo tranne che, naturalmente, dal Qatar che con Al Jazeera soffia sul fuoco mentre l’altro Paese destabilizzante dell’area, l’Iran, parla di «inqualificabile attacco ai Diritti di tutti i musulmani» e invita l’Islam a sollevarsi con chiare allusioni a una terza intifada. Hamas, sostenuto da Qatar e Iran, ha invitato i suoi miliziani ad attaccare i militari e i cittadini israeliani in ogni luogo per “vendicare” la morte dei tre terroristi e la successiva chiusura del Monte del Tempio.

Il timore che ancora una volta il Monte del Tempio possa diventare l’innesco per una rivolta araba è molto alto e palpabile tra i Paesi arabi che non vogliono una terza intifada, tanto meno manovrata da Qatar e Iran. Per gli arabi la questione palestinese è ormai un peso insostenibile che rischia di compromettere la loro politica estera volta ad arginare l’espansionismo iraniano, una politica che non può fare a meno del supporto (non ufficiale) di Israele. Tuttavia si rendono conto che potenti forze stanno manovrando nell’ombra per creare un “casus belli” che porti a una terza intifada e che rivitalizzi la questione palestinese. Per questo nonostante le ferme proteste arrivano anche gli inviti alla calma.

Nel frattempo il Primo Ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, dopo una riunione con i vertici di sicurezza e intelligence, ha ordinato la riapertura graduale del Monte del Tempio ai fedeli musulmani onde evitare pericolose escalation. Ora bisogna vedere quanto tempo passerà prima che un ulteriore attentato volto a far crescere la tensione riporti il Governo israeliano a prendere quelle indispensabili misure di sicurezza che immancabilmente scateneranno le proteste del mondo islamico.