Mullah, torna da dove sei venuto. Si intitola così il nuovo numero di Charlie Hebdo che uscirà tra poco e del quale sono state diffuse alcune immagini per lo più provenienti da un concorso di disegni satirici sugli Ayatollah lanciato dallo stesso Charlie Hebdo lo scorso mese.
Al centro di tutta la campagna c’è la donna iraniana, come è giusto che sia perché è proprio la donna iraniana che continua ad andare al martirio, anche se finalmente supportata anche da un certo numero di uomini.
«La libertà a cui aspira ogni essere umano è incompatibile con l’arcaismo del pensiero religioso e con la sottomissione a ogni presunta autorità spirituale, di cui Ali Khamenei è l’esempio più deplorevole» ha detto la redazione di Charlie Hebdo in merito al concorso.
«Volevamo sostenere la lotta degli iraniani che stanno lottando per la loro libertà, ridicolizzando il loro leader religioso di un’altra epoca, mandandolo nella spazzatura della storia», hanno detto ancora.
Tra i vincitori del concorso ci sono artisti provenienti da Svezia, Paesi Bassi, Turchia e Gran Bretagna. Alcuni sono rimasti anonimi.
Molte vignette erano apertamente politiche, con una che mostrava Khamenei preso a pugni accanto allo slogan “Donne, vita, libertà”. Un altro lo ha raffigurato come Marilyn Monroe, che è vista in un vestito sollevato dal vento creato dai foulard delle donne iraniane.

La mobilitazione di Charlie Hebdo a sostegno delle donne iraniane è solo l’ultima di una lunga serie proposte dalla società civile. A mancare è il sostegno pubblico alla rivolta delle donne iraniane, quello per intenderci degli Stati, quello ufficiale.
Nonostante le migliaia di richieste provenienti da ogni parte del mondo fino ad ora il cosiddetto “occidente” si è limitato a sporadiche prese di posizione per lo più “precompilate”.
L’Iran sta costruendo la bomba atomica, sta aiutando pressoché apertamente la Russia nella sua invasione dell’Ucraina, sta massacrando i suoi giovani finalmente in rivolta, è il cosiddetto “mondo civile” si limita a ridicole contestazioni del regime. Per ora solo l’Italia ha fatto una mossa ufficiale. Il resto del mondo si indigna su Twitter ma nella pratica non fa nulla per aiutare le donne iraniane e tutti quei ragazzi e uomini che le supportano.
