Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, durante la domenicale riunione del gabinetto dei ministri ha avvertito che Israele si sta preparando ad una campagna militare su Gaza nel caso le condizioni umanitarie peggiorino ulteriormente scatenando così ulteriori incontrollabili violenze.

La preoccupazione del Governo israeliano riguarda la decisione della Autorità Palestinese (AP) di tagliare completamente i fondi ad Hamas dopo che il leader della AP, Mahmoud Abbas (Abu Mazen) si è sentito “scavalcato” dalla recente decisione del Qatar, in accordo con Israele, Egitto e Nazioni Unite, di inviare denaro per il pagamento del carburante necessario al funzionamento della centrale elettrica di Gaza.

Abu Mazen l’ha presa parecchio male e per ripicca ha deciso di interrompere il trasferimento di denaro verso la Striscia di Gaza (96 milioni di dollari al mese), ben consapevole che una decisione del genere avrebbe peggiorato ulteriormente la situazione umanitaria e quindi scatenato altre violenze. Per di più sembra che le Nazioni Unite abbiano inviato il denaro per il pagamento dei dipendenti pubblici di Gaza che non ricevono lo stipendio da tre mesi, un fatto questo che avrebbe ulteriormente alterato il boss palestinese.

Stante così le cose e letti i report della intelligence israeliana sulla Striscia di Gaza i quali riferiscono che Hamas e Jihad Islamica si preparano ad un massiccio attacco contro Israele, il Ministro della Difesa dello Stato Ebraico, Avidgor Lieberman, aveva già deciso in settimana di inviare “importanti rinforzi” al fronte sud, rinforzi che probabilmente nelle prossime ore verranno ulteriormente aumentati.

Da diversi mesi lungo il confine tra Israele e Striscia di Gaza la tensione è alle stelle con continui attacchi incendiari da parte dei palestinesi contro il territorio israeliano, incendi che hanno provocato la distruzione di migliaia di ettari di terreno e colture, per non parlare poi della situazione sanitaria peggiorata a causa del fumo sprigionato sia dagli incendi che dai falò palestinesi che molto spesso bruciano pneumatici proprio per inquinare l’aria.

In molti in Israele, soprattutto al sud, da tempo chiedono un intervento risolutivo contro Hamas, una richiesta fino ad oggi rimasta inascoltata probabilmente a causa delle minaccia iraniana sul fronte nord che Netanyahu reputa “più significativa” di quella rappresentata da Hamas.