Sulla questione israelo-palestinese l’approccio europeo è sempre stato più o meno unilaterale nel senso che l’Unione Europea tende quasi sempre a difendere la posizione palestinese anche quando questa posizione risulta essere indifendibile.
E’ il caso dell’attentato di Barkan nel quale un terrorista palestinese ha ucciso a sangue freddo due cittadini israeliani e ferito un terzo. In questo caso non potendo difendere apertamente la posizione palestinese l’Unione Europea ha scelto la via più facile e vigliacca: quella del silenzio.

Onestamente ci aspettavamo qualcosa subito dopo il vigliacco attentato che per di più è andato a intaccare quello che a detta di tutti era un fulgido esempio di coesistenza tra cittadini israeliani e palestinesi. Nella zona industriale di Barkan lavorano infatti circa 6.000 persone, 3.000 delle quali sono palestinesi.
Beh, l’Europa non ha sentito il bisogno di condannare con forza un attentato che mette in seria discussione questo avveniristico e positivo esperimento di coabitazione tra israeliani e palestinesi. Ma pazienza, non sia mai che a Bruxelles condannino un atto terroristico palestinese. Magari hanno pensato che il terrorista fosse un disadattato o un malato di mente senza nessuno alle spalle.
Solo che ieri è successo qualcosa che da a questo attentato un altro significato ben più importante e lo colloca di fatto nella categoria degli “atti politici”. Uno dei principali leader di Fatah, cioè del partito del Presidente della Autorità Palestinese, Abu Mazen, ha detto che l’attentato è «una operazione politica legittima». Si chiama Munir al-Jarub ed è il capo del “dipartimento della diplomazia pubblica”. In una dichiarazione rilasciata ieri il membro anziano di Fatah ha detto che l’attentatore ha compiuto «una legittima operazione di resistenza» e ha poi incolpato Israele per aver creato la situazione che ha portato all’attentato. In sostanza ha dato all’attentatore una copertura politica.
Sentito niente da Bruxelles anche considerando che, proprio grazie a questa copertura politica, la famiglia dell’attentatore percepirà un cospicuo vitalizio dalla Autorità Palestinese? Naturalmente no. Nemmeno una sillaba, nemmeno un piccolo richiamo, nemmeno una richiesta di spiegazioni. E se, come sempre, per pagare il vitalizio alla famiglia del terrorista verranno usati soldi europei, cioè soldi nostri, poco male, a Bruxelles nessuno si sente in dovere di protestare con l’Autorità Palestinese o minacciare un taglio degli aiuti.
A volte ci arrabbiamo quando attaccano l’Europa, io per lo meno lo faccio, ma anche vedere una Europa così succube dell’estremismo islamico (perché di questo si tratta) la rende davvero difficile da difendere.