Per capire bene come funziona la mentalità palestinese e di tutti i loro sostenitori basta rileggere il testo riportato dal Dipartimento di Stato americano di una sessione domanda-risposta alla quale si è sottoposto il portavoce Ned Price in merito alla questione palestinese e in particolare della soluzione a due stati.

La sessione è del 9 novembre e chiaramente comprende tanti argomenti tra i quali a un certo punto spunta (come al solito) la questione palestinese.

Un interlocutore facendo riferimento alle dichiarazioni del Primo Ministro israeliano, Naftali Bennet, in merito al fatto che Israele non avrebbe mai permesso la nascita di uno Stato terrorista ai confini con lo Stato Ebraico, chiede se quella di Bennet non fosse un modo di dire che uno stato palestinese non nascerà mai e chiede cosa hanno intenzione di fare gli Stati Uniti in merito.

Il portavoce del Dipartimento di Stato rassicura che gli Stati Uniti lavorano per la soluzione a due Stati e precisa che gli USA lavorano ad «un approccio che cerca di migliorare la qualità della vita sia per gli israeliani che per i palestinesi, nell’immediato e nel lungo termine per contribuire a mantenere viva la possibilità di una soluzione negoziata a due Stati».

La risposta non piace a chi ha posto la domanda il quale afferma che il tutto «suona come un eufemismo per inazione» mentre (cito testualmente) «mentre parliamo, l’assalto quotidiano ai palestinesi – non solo sradicando alberi, uccidendo bambini, demolendo case, avvelenando l’acqua, uccidendo pescatori, limitando tutto – questo va avanti quotidianamente. Questo succede ogni giorno. Quali azioni siete disposti a intraprendere per far sì che gli israeliani smettano di fare questa cosa, o che minimizzino di farla, o che si tirino indietro?»

E poi dopo una raffica di cavolate del genere chiede insistente «quindi, voglio dire, quali azioni intraprenderete mai per mostrare agli israeliani che siete davvero seri in queste dichiarazioni che dite continuamente (di volere la soluzione a due stati n.d.r.)?» (ogni riferimento anche al taglio dei finanziamenti per la difesa israeliana è puramente casuale).

Lasciamo perdere la risposta del portavoce del Dipartimento di Stato dalla quale traspare con chiarezza che per ora intendono semplicemente tornare a versare milioni di dollari nelle casse palestinesi, così stanno buoni. Quello che appare evidente è che mentre parlano della soluzione a due stati sanno per certo che non si avvererà mai, non perché israeliani o americani non la vogliono, ma perché non la vogliono i palestinesi. Meno che mai adesso che gli arabi sono al governo in Israele.

I cosiddetti “palestinesi” hanno avuto mille occasioni per far nascere uno Stato di Palestina, ma molto semplicemente non erano interessati a farlo. Perché mai lo dovrebbero fare quando hanno uno Stato belle che pronto da poter cannibalizzare?

Quello che vogliono i cosiddetti “palestinesi” e tutti coloro che li sostengono è lo Stato unico, cioè un solo stato per due popoli così che attraverso la demografia possano prenderne il controllo.

Ed è quello che chiedono veramente agli Stati Uniti mettendoli davanti all’evidenza che la soluzione a due stati altro non è che una chimera.

Di questo hanno parlato Re Abdullah II di Giordania e il leader del partito arabo Ra’am, Mansour Abbas, nell’incontro che hanno avuto qualche tempo fa ma reso noto (chissà perché) solo lunedì scorso.

incontro re giordania
Incontro tra Re Abdullah II di Giordania e il leader del partito arabo Ra’am, Mansour Abbas

Il partito arabo Ra’am non solo è al governo israeliano, fatto storico, ma essendo indispensabile per la vita dello stesso governo, è in grado di condizionarne pesantemente le politiche.

In molti vedono in questa alleanza di governo le prove generali per lo Stato unico, il sogno più grande per gli arabi, l’unico vero modo per sconfiggere lo Stato Ebraico.

Ecco, il/la giornalista che qualche giorno fa incalzava il portavoce del Dipartimento di Stato americano su come si sarebbe comportata l’America di fronte all’impossibilità di costruire la soluzione a due stati, voleva chiaramente intendere che gli Stati Uniti dovevano spingere per la soluzione dello Stato Unito, cioè quella che veramente vogliono i cosiddetti “palestinesi” e tutti i loro sostenitori.