Secondo quanto emerge dalle conclusioni della riunione del coordinamento dei donatori per i palestinesi, tenuta ieri a Bruxelles, per salvare l’Autorità Nazionale Palestinese dal fallimento finanziario servono un miliardo di dollari.
A spiegarlo ai donatori accorsi a capezzale dell’isola che non c’è (la Palestina n.d.r.) sono stati i soliti, cioè Catherine Ashton e il ministro degli esteri norvegese, Jonas Gahr Store che, come è noto a tutti, sono particolarmente vicini alla causa araba. Nessun accenno ai miliardi di dollari spariti nei conti esteri di Abu Mazen e compagnia bella.
Il bello (o il brutto) è che queste donazioni alla Autorità Nazionale Palestinese continuano ad essere chiamate “contributo di assistenza”. Ma quale contributo di assistenza. Gli arabi che occupano i territori israeliani (detti anche palestinesi) continuano scientificamente a chiedere soldi alla comunità internazionale senza che mai nessuno controlli che fine facciano quei denari. E’ un pozzo senza fine, inferiore come costi solo a quelli dell’Onu.
Insomma, per salvare i tantissimi lussi palestinesi la comunità internazionale dovrebbe contribuire nel 2012 per un miliardo di dollari dopo che, solo pochi giorni fa, sempre la Ashton ha promesso da parte dell’Unione Europea qualcosa come 35 milioni di euro (soldi nostri) non si sa bene per cosa. Della serie, quando i palestinesi chiedono la Ashton corre (eccitata).
Sarah F.