Ieri Papa Leone XIII è arrivato in Libano. Dopo la Turchia dove una delle chiese più belle e iconiche del cristianesimo, quella di Santa Lucia, è stata trasformata da Erdogan in una moschea, ennesimo sfregio al mondo cristiano passato praticamente in silenzio, arriva in un paese che ufficialmente non sarebbe musulmano ma che lo è nei fatti.
Da qui la fuga dei cristiani è stata costante e massiccia. Prima della guerra civile i cristiani in Libano erano più della metà della popolazione. Oggi sono appena il 32%
Le terre cristiane sono passate per lo più agli sciiti vicini a Hezbollah, ma da queste parti non si fa tutto il teatrino che si fa in Giudea e Samaria quando le terre vengono tolte ai musulmani. Qui si subisce, si porge l’altra guancia.
Nelle chiese del sud del Libano c’è il crocefisso ma di fianco (o poco defilato) puoi trovare quasi sempre un’immagine dell’Ayatollah Ruhollah Khomeini, il fondatore della Repubblica Islamica dell’Iran, principale sponsor di Hezbollah. Uno sfregio che anche in questo caso i cristiani subiscono in silenzio.
«I cristiani libanesi sono fuggiti dalla guerra, dalla violenza e sono stati costretti a vendere le loro proprietà per potersi rifugiare in un posto più sicuro», ha detto un parroco di Beirut.
In Medio Oriente, il Libano rimane il più grande baluardo del cattolicesimo. Ma negli ultimi 10 anni, secondo i dati del Vaticano, il numero totale di cattolici battezzati è sceso da 2,07 milioni nel 2010 a 2 milioni nel 2024.
La situazione dei cristiani in Medio Oriente appare ancora più complicata in Siria dove la popolazione cristiana si è ridotta da 1,5 milioni nel 2011, quando iniziò la guerra, a circa 400.000 di oggi, per di più ancora in fuga a causa delle persecuzioni che non sono terminate con il “nuovo governo”.
In Iraq i cristiani sono appena l’1%, cioè tra le 200.000 e le 250.000 persone. Con Saddam (prima del 2003), la popolazione cristiana in Iraq contava circa 1.500.000 (un milione e mezzo) di fedeli e nessuno li perseguitava per il loro credo.
Iconica la situazione di Betlemme, dove si crede sia nato Gesù. Nel 1947 i cristiani erano l’85% della popolazione, oggi sono appena il 10%. Paradossalmente in questo caso si tende ad incolpare più gli israeliani che i musulmani per la fuga dei cristiani, ma è una stupidaggine. I cristiani sono in fuga da tutta la Cisgiordania, ridotti ormai al 2% della popolazione e segregati nel triangolo Betlemme-Beit Jala-Beit Sahour e nel distretto di Ramallah. Fuori da queste “aree sicure” non c’è più niente di cristiano e Israele non c’entra nulla.
La realtà è che i cristiani in Medio Oriente non sono più al sicuro. Non lo sono da un po’ ma negli ultimi anni le persecuzioni di tipo religioso sono aumentate a dismisura. Per questo se ne vanno.
Papa Leone XIII dovrebbe avere il coraggio di affrontare le vere ragioni della fuga dei cristiani dal Medio Oriente e non chiedere solamente di “resistere”.
Il Libano è ormai l’ultimo caposaldo del cristianesimo in Medio Oriente, per questo motivo non va lasciato solo a combattere contro Hezbollah.
E bisognerebbe avere il coraggio dei nostri fratelli maggiori ebrei che i loro corregionali li proteggono in ogni modo possibile, e non certo porgendo l’altra guancia.

