Il governo nazionalista religioso di Netanyahu ha lanciato il suo piano di revisione giudiziaria a gennaio, subito dopo aver prestato giuramento. Ma con il crescente allarme tra gli alleati occidentali di Israele, l’aumento dei disordini e il calo della valuta dello shekel, alla fine di marzo Netanyahu ha sospeso la proposta di legge per consentire colloqui con i partiti di opposizione.
Questi sono falliti tre mesi dopo e Netanyahu ha rilanciato la sua riforma, eliminando alcune delle modifiche originariamente proposte, come una clausola che avrebbe consentito al parlamento di annullare una sentenza del tribunale, mentre procedeva con altre.
Cosa c’è nel nuovo decreto legge definito “di ragionevolezza”?
Si tratta di un emendamento che limiterebbe la capacità della Corte Suprema di annullare le decisioni prese dal governo, dai ministri e dai funzionari eletti, privando i giudici del potere di ritenere tali decisioni “irragionevoli”. I fautori affermano che ciò consentirebbe una governance più efficace pur lasciando alla corte altri standard di controllo giurisdizionale, come la proporzionalità. I critici affermano che senza controlli ed equilibri basati sulla costituzione (che ricordiamo, in Israele non esiste), ciò aprirebbe la porta alla corruzione e agli abusi di potere.
Qual è il problema del governo con la giustizia?
Molti nella coalizione di governo vedono il la Corte come di sinistra, elitaria e troppo interventista nella sfera politica, spesso anteponendo i diritti delle minoranze agli interessi nazionali e assumendo un’autorità che dovrebbe essere solo nelle mani di funzionari eletti.
Perché tanti israeliani protestano?
Credono che la democrazia sia in pericolo. Molti temono che anche se il Premier sostiene la sua innocenza in un processo per corruzione, Netanyahu e il suo governo di estrema destra limiteranno l’indipendenza giudiziaria, con gravi ricadute diplomatiche ed economiche. I sondaggi hanno dimostrato che la revisione è impopolare presso la maggior parte degli israeliani, che sono principalmente preoccupati per l’aumento del costo della vita e per i problemi di sicurezza.
Perché i cambiamenti proposti suscitano così tanta preoccupazione?
I “controlli e contrappesi” democratici di Israele sono relativamente fragili. Non ha costituzione, ma solo “leggi fondamentali” intese a salvaguardare i suoi fondamenti democratici. Nella Knesset a camera unica il governo detiene una maggioranza di 64-56 seggi. L’ufficio del presidente è in gran parte cerimoniale, quindi la Corte Suprema è vista come un baluardo della democrazia che protegge i diritti civili e lo stato di diritto. Gli Stati Uniti hanno esortato Netanyahu a cercare un ampio accordo sulle riforme giudiziarie e a mantenere la magistratura indipendente.
Sono previsti altri interventi?
È poco chiaro. Netanyahu ha indicato di volere modifiche al modo in cui vengono scelti i giudici, ma non necessariamente quelle già predisposte in un altro disegno di legge che attende una lettura finale della Knesset. Sono state avanzate proposte, comprese modifiche alle posizioni dei consulenti legali. I legislatori dell’opposizione affermano che la sua coalizione sta cercando di effettuare una revisione frammentaria che ridurrà gradualmente l’indipendenza dei tribunali, una legge alla volta. La coalizione afferma che sta perseguendo le riforme della giustizia in modo responsabile.
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