Il Presidente Trump ha ricevuto dal Pentagono il nuovo piano per sconfiggere ISIS. Lo fanno sapere fonti della Casa Bianca specificando che all’atto del suo insediamento il Presidente Trump aveva dato ai militari 30 giorni di tempo per studiare un “piano più aggressivo” per combattere i terroristi musulmani.
Logicamente non ci sono informazioni dettagliate del nuovo piano per sconfiggere ISIS. Una fonte anonima ha detto con molta probabilità ci sarà un aumento delle truppe in Medio Oriente e un maggiore coordinamento tra militari e agenzie di intelligence oltre a una posizione “più aggressiva” nei settori chiave.
Secondo il Generale Joe Dunford, ISIS non rappresenta una minaccia solo per Iraq e Siria ma è una minaccia transregionale. E il pericolo non riguarda solo ISIS ma anche Al Qaeda che informazioni di intelligence danno in forte ripresa dei consensi nel mondo musulmano.
Politica diametralmente opposta a quella di Obama
Dalle prime informazioni che filtrano è chiaro che ci troviamo di fronte a una politica diametralmente opposta a quella implementata sin qui da Obama. Oltre all’aumento delle truppe sul terreno (che Obama aveva drasticamente ridotto) dovremmo assistere ad attacchi mirati preventivi, non necessariamente solo in Iraq e in Siria. Nelle intenzioni di Donald Trump c’è poi la volontà di abbinare alla strategia prettamente militare una rinnovata politica regionale attraverso accordi di cooperazione con le potenze mediorientali, fatta eccezione per l’Iran che, a differenza di Obama, Trump colloca ai vertici delle entità nemiche. Insomma, siamo di fronte a un notevole cambiamento della politica americana in Medio Oriente dove si assisterà a un ritorno della potenza militare abbinata a una politica più inclusiva dei vecchi alleati degli Stati Uniti, a partire da Arabia Saudita, Turchia e Israele che Obama aveva invece messo in un angolo preferendo indirizzare la sua politica verso un avvicinamento all’Iran.
I dubbi irrisolti sull’appoggio ai curdi
Non è chiaro (almeno per il momento) quale atteggiamento terrà il Presidente Trump nei confronti degli alleati curdi. Fino ad oggi gli USA hanno sostenuto i curdi in Iraq e in Siria. Il problema sono proprio i curdi siriani. Un eventuale appoggio ai curdi del YPG metterebbe a rischio i buoni rapporti con la Turchia già messi a dura prova dalla ventilata fornitura di mezzi blindati alle forze curde che combattono ISIS. D’altra parte però gli unici a combattere ISIS sul terreno in Siria sono proprio i curdi del YPG e fino ad oggi si sono rivelati preziosi alleati. Questa è una questione chiave nello scacchiere mediorientale sulla quale però al momento non filtrano indiscrezioni.
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