La Casa Bianca ha finalmente pubblicato il Piano di pace americano per il Medio Oriente, il cosiddetto “piano del secolo” largamente annunciato nei mesi scorsi.
La pubblicazione, voluta da Jared Kushner a pochi giorni dal vertice che si terrà in Bahrain dal 25 al 26 giugno, intende mettere in chiaro quali sono i punti salienti del “piano del secolo” e mostrare al mondo il nuovo concetto introdotto dagli americani che prevede «pace in cambio di prosperità».
Il piano si basa sostanzialmente su tre punti fondamentali:
- liberare il potenziale economico dei palestinesi
- permettere ai palestinesi di realizzare le loro ambizioni
- migliorare la governance palestinese
La somma messa in campo dagli americani e dai loro alleati arabi è davvero considerevole: 50 miliardi di dollari che serviranno a rilanciare l’economia palestinese e quella della Giordania.
Al vertice in Bahrain non parteciperanno né i palestinese né gli israeliani, i primi perché dopo che gli Stati Uniti hanno spostato la loro ambasciata a Gerusalemme non intendono trattare con l’Amministrazione Trump, i secondi perché non sono stati invitati.
Secondo una fonte della Casa Bianca il mancato invito di Israele è dovuto al fatto che «la riunione è stata organizzata con l’intento di concentrarsi sull’aspetto economico e non su quello politico».
Alla riunione parteciperanno invece Egitto, Giordania, Emirati Arabi Uniti, Qatar e Arabia Saudita.
Nel piano – definito formalmente “Peace to Prosperity” – si sostiene che il pacchetto economico, se implementato, raddoppierà il prodotto interno lordo dei palestinesi, creerà più di un milione di posti di lavoro nei territori, ridurrà la disoccupazione palestinese al di sotto del 10% (era del 31% nel 2018, secondo la Banca Mondiale), e taglierà il tasso di povertà palestinese del 50%.
La Casa Bianca prevede che il piano sia finanziato principalmente da stati arabi e ricchi investitori privati. La maggior parte di quel denaro andrebbe direttamente in Cisgiordania e Gaza, ma una parte del denaro – secondo il piano – verrebbero incanalato verso paesi vicini come la Giordania e l’Egitto.
I 50 miliardi di dollari necessari alla implementazione del piano verrebbero ottenuti da prestiti agevolati per 26 miliardi di dollari, 13,5 miliardi di dollari da sovvenzioni e 11 miliardi di dollari da investimenti privati.
La proposta include una serie di progetti specifici, tra cui aggiornamenti delle regole e dei sistemi ai valichi di frontiera, potenziamento delle centrali elettriche, miglioramenti infrastrutturali per incrementare il turismo, orientamento professionale e servizio di collocamento, ricostruzione e modernizzazione di ospedali e cliniche sanitarie palestinesi.
Il piano prevede inoltre di collegare la Cisgiordania e Gaza, attualmente governata dal gruppo terroristico di Hamas, con una moderna rete di trasporti, compreso un servizio ferroviario ad alta velocità. Tali idee sono state già espresse in passato in precedenti proposte di pace, ma hanno sempre incontrato l’opposizione israeliana legata a problemi di sicurezza.
Per il momento, visto anche il poco tempo trascorso dalla pubblicazione del piano, non ci sono reazioni da parte palestinese o israeliana.
Il fatto che nel piano non si faccia cenno alla costituzione di uno Stato palestinese sarà sicuramente oggetto di critica da parte araba, mentre Israele quasi certamente non sarà d’accordo con il collegamento tra la Cisgiordania e Gaza che potrebbe seriamente mettere in difficoltà la sicurezza dello Stato Ebraico.
Vedremo cosa succederà e quali reazioni ci saranno nei prossimi giorni, specie durante il congresso che si terrà in Bahrain dal 25 al 26 giugno.