Un razzo è stato sparato da Gaza su Israele provocando l’immediata risposta dell’IDF che poco prima dell’alba ha colpito una infrastruttura di Hamas dedicata alla produzione di missili.

Subito dopo la mezzanotte le sirene d’allarme hanno suonato nella zona di Sderot e nelle comunità a ridosso del confine con Gaza. Iron Dome ha intercettato e distrutto il missile.

Poco prima dell’alba la risposta israeliana. Aerei di Gerusalemme hanno bombardato una struttura di Hamas nel nord della Striscia di Gaza dove il gruppo terrorista produceva missili.

Poco dopo, sempre in risposta al missile sparato dalla Striscia, Israele ha annunciato di aver limitato la zona di pesca consentita al largo della costa della Striscia di Gaza a 10 miglia nautiche.

Timori di una escalation dopo fine anno

Il 31 dicembre scade l’impegno preso dal Qatar di versare mensilmente milioni e milioni di dollari destinati agli aiuti per Gaza, aiuti che attualmente coprono i fabbisogni di almeno 70.000 famiglie.

Ora, sembrerebbe che a Doha non siano intenzionati a continuare a versare mensilmente i 30 milioni di dollari necessari agli aiuti alle famiglie e a pagare i dipendenti di Hamas.

Storicamente ogni volta che il flusso di denaro verso la Striscia di Gaza si è interrotto i gruppi terroristi hanno dato inizio ad una escalation.

L’inviato speciale del Qatar, Mohammed al-Emadi, è arrivato martedì a Gaza a capo di una delegazione, per consegnare 20 nuovi camion antincendio, ma non ha fatto nessun accenno al fatto che Doha rinnoverà l’impegno per il prossimo anno.

Nessun accenno nemmeno dai colloqui tra il capo di Hamas, Ismail Haniyeh, e l’Emiro del Qatar che si sono svolti nelle scorse ore a Doha.

Poche speranze anche dai colloqui per un tregua a lungo termine in corso in Egitto. I giorni scorsi una delegazione di Hamas e della Jihad Islamica era al Cairo per trattare una tregua con Israele di almeno cinque anni, ma da quello che si apprende le richieste dei terroristi sono inaccettabili per Gerusalemme e per il momento non se ne fa nulla.

L’intelligence israeliana ha tutte le antenne alzate e si valutano tutte le ipotesi. Pochi giorni fa la Turchia ha ribadito il suo sostegno ad Hamas, ma non si parla di sostegno finanziario dedicato alla popolazione di Gaza come nel caso del Qatar, si parla di sostegno militare. Si teme che Erdogan possa cercare di far entrare sistemi d’arma a Gaza. Di sicuro cercherà di farlo l’Iran.

Non ci sono buone prospettive per gennaio. Molto dipenderà dalle decisioni del Qatar e da quello che riuscirà ad ottenere la mediazione dell’Egitto anche se gli esperti ritengono che difficilmente la Jihad Islamica, agli ordini diretti di Teheran, accetterà un cessate il fuoco di lungo periodo.

Anzi, nel caso il Qatar interrompesse veramente gli aiuti, i terroristi legati a Teheran potrebbero approfittare della rabbia della popolazione per mettere in un angolo Hamas e spingerlo verso una escalation.