Un cristiano in Siria può al massimo rifugiarsi a Damasco perché quelli che sono riusciti a fuggire in Turchia o in Libano raccontano di “gravissime e pesanti discriminazioni” nei loro confronti, di furti, di violenze sessuali. Chi era riuscito a portare con se il denaro sufficiente a raggiungere l’Europa, dove magari ha qualche parente, è stato derubato dai “profughi” musulmani e accusato di essere complice del regime.
Le organizzazioni “umanitarie” musulmane che operano nei campi in Turchia e in Libano prestano assistenza solo ai profughi di fede islamica nonostante affermino di fornirla a tutti. E’ il racconto di un fuoriuscito cristiano dalla Siria, Fadil Daham, che dopo molte peripezie è riuscito a raggiungere Beirut e a rifugiarsi da parenti. Racconta di aver parlato al telefono con una famiglia cristiana sfollata in Turchia i quali gli avrebbero detto di essere stati prima destinati nel campo di Kilis da dove però, dopo aver saputo che erano cristiani, sarebbero stati prima trasferiti in una baraccopoli fuori dal campo e poi attaccati da altri profughi siriani ma di fede islamica, accusati di “essersi arricchiti con il regime di Assad” e quindi derubati di tutti i loro averi. «Di episodi come questi ce ne sono migliaia» dice Fadil Daham . «I cristiani sono discriminati in Siria e fuori dalla Siria. Puoi salvarti solo se sei in grado di pagare il doppio e anche il triplo di quello che paga un musulmano».
Per far luce su queste gravissime accuse ci siamo quindi informati presso un contatto turco in grado di avere informazioni presso la İnsani Yardım Vakfı (IHH), senza dubbio la maggiore Ong turca, la quale gestisce una decine di campi profughi lungo il confine con la Siria. Apprendiamo così che la IHH assiste solo ed elusivamente profughi di fede musulmana in quanto i fondi destinati dalla Turchia e dall’Arabia Saudita a questa controversa Ong sarebbero finalizzati esclusivamente all’assistenza dei rifugiati musulmani. I profughi cristiani provenienti dalla Siria sarebbero quindi inviati a strutture esterne ai campi date in gestione a varie Ong minori che però non hanno i fondi per una loro gestione. L’UNHCR se ne infischia altamente. La scusa ufficiale data dalla IHH è che il flusso dei profughi sarebbe troppo alto per reggerne l’impatto così che i campi profughi, sette di grandi dimensioni, non sarebbero in grado di contenerli tutti e quindi si sarebbe costretti a creare baraccopoli esterne ai campi che però non sono assistite. E, guarda caso, è in queste baraccopoli che vengono destinati i fuoriusciti cristiani dalla Siria.
La situazione per i cristiani siriani sembra essere leggermente migliore nei campi profughi in Libano e in Giordania dove comunque vengono segnalati atti di violenza e, soprattutto, furti perpetrati ai danni dei cristiani siriani anche in questo caso accusati di essersi arricchiti sotto l’ombrello di Assad. In Libano, Giordania e Siria operano alcune Ong cristiane che forniscono assistenza senza alcuna discriminazione religiosa, ma sono anch’esse relegate in zone remote. Un responsabile di Cristian Aid ci conferma che alcune Ong cristiane si stanno attivando per fornire un qualche tipo di assistenza ai profughi siriani di fede cristiana ma ammette che le difficoltà sono tantissime e che i fondi sono miseri.
«I cristiani in Siria non hanno scampo» ci dice ancora Fadil Daham «quelli che rimangono in Siria rischiano di essere ammazzati dagli estremisti islamici che si professano “opposizione”, chi invece riesce a fuggire viene discriminato perché cristiano, derubato di tutti i suoi averi e costretto a vivere nei campi profughi senza alcuna assistenza».
In tutto questo ci sorgono spontanee un paio di domande:
1- Cosa fa la Chiesa cattolica per questi suoi fratelli oltre a rilasciare qualche inutile dichiarazione?
2 – Qualcuno in Europa si è posto il problema di chiedersi perché di rifugiati cristiani siriani non ne arrivi alcuno?
Sharon Levi