Un’altra tegola si abbatte sul Governo Berlusconi. Dopo che l’Italia ha firmato con la Libia il cosiddetto “trattato di compensazione” che impegna l’Italia a risarcire Tripoli dei danni provocati dalla colonizzazione per un importo pari a 5 miliari di euro viene fuori che da quel trattato sono stati esclusi gli ebrei libici che ora chiedono il giusto risarcimento: 400 milioni di euro.

La notizia in Italia è passato sottobanco. E’ già difficile spiegare agli italiani come farà il Governo italiano, preso nella morsa della crisi globale, ha dare cinque miliardi di euro al colonnello Gheddafi quando in Italia si tagliano i servizi essenziali ai cittadini, figuriamoci cosa succederebbe se a quei cinque miliardi si dovessero aggiungere altri 400 milioni da destinare come risarcimento agli ebrei libici deportati o uccisi dal regime fascista.

Eppure sembra proprio che l’Italia dovrà sborsare questi ulteriori 400 milioni. Qualche settimana fa un inviato del colonnello Gheddafi e un avvocato ebreo americano si sono incontrati in gran segreto alle Nazioni Unite. Motivo della riunione: deliberare il pagamento di 400 milioni di euro (529.389,44 di dollari) a favore delle famiglie degli ebrei libici deportate dal regime fascista. Alan Gershon, un avvocato assunto dei libici, ha fatto presente che pur concordando sul doveroso risarcimento, non spetta alla Libia risarcire gli eredi degli ebrei deportati, quasi tutti residenti in Israele, ma che spetta al Governo italiano. Alan Gershon è lo stesso avvocato che fu consulente legale delle Nazioni Unite per la vicenda dell’aereo Pan Am che si schianto a Lockerby, in Scozia, a causa di un attentato che venne attribuito alla Libia. L’avvocato Gershon riuscì a far avere compensi milionari alle famiglie dei morti nell’attentato. Ora lo stesso avvocato si scaglia contro l’Italia sostenendo che nei 5 miliardi di euro che il Governo italiano deve alla Libia non vi sono compresi i 400 milioni destinati agli ebrei libici deportati. Gershon, insieme ad un ex membro della Knesset, David Mena, e ad un gruppo di politici israeliani e italiani (chi sono?) ha avanzato la richiesta all’Italia sostenendo che la Libia non c’entra niente in tutto questo ma che deve essere il Governo italiano a pagare in quanto nel calcolo del risarcimento non ha tenuto in considerazione gli ebrei deportati.

A rincarare la dose ci ha pensato il Presidente dell’organizzazione internazionale degli ebrei libici, Meir Kahlon, il quale ha ricordato come gli ebrei libici deportati fossero stati costretti a lavorare ogni giorno, compreso il Shabbat,  e come molti di loro siano morti nei campi di concentramento tedeschi. Anche lui sostiene che nel risarcimento pattuito tra Italia e Libia non si fa menzione degli ebrei libici, per cui l’Italia deve pagare anche questi ultimi. “E’ una questione di giustizia” ha detto Meir Kahlon.

Ora, con tutto il rispetto per le legittime richieste degli ebrei libici, ci sembrerebbe giusto che a pagare quei risarcimenti sia la Libia in quanto i cinque miliardi pattuiti da Berlusconi e Gheddafi comprendono tutti i cittadini libici che hanno subito un torno senza distinzione di razza o di religione. Ma siccome è molto improbabile che Gheddafi paghi degli ebrei (tutti sanno che il colonnello libico è un fervente antisemita) si sta cercando di caricare anche questo peso sulle ormai sfinite spalle italiane. Già è troppo che la nostra generazione si accolli un risarcimento così grande per dei torti fatti da altri (ma qui entrano i giochi politici e gli interessi di pochi), ma che ora si debbano pagare anche questi ulteriori 400 milioni quando non si hanno i soldi per i servizi essenziali, ci sembra davvero troppo.

Eppure sembra che sarà proprio così. Alcuni politici italiani, secondo quanto riferisce oggi un giornale israeliano, stanno già trattando sotto banco e nell’assoluto riserbo. Sarebbe difficile infatti convincere gli italiani a sborsare altri 400 milioni e quindi si cerca di tirare fuori questi soldi di nascosto, magari inserendo qualche codicillo nella prossima finanziaria. L’imperativo è salvaguardare i buoni rapporti personali tra Berlusconi e Gheddafi che, per inciso, non equivalgono a buoni rapporti tra Italia e Libia. Insomma dovremo essere ancora una volta noi cittadini a pagare le costose e ambigue amicizie del Premier. Solo che, almeno questa volta, il segreto è stato svelato e speriamo che ci sia una ferma opposizione. Che sia la Libia a pagare i suoi cittadini, ebrei, cristiani o arabi che siano.

Roberto Delponte