Appena insediato alla Casa Bianca il Presidente Obama si precipitò a fare un memorabile discorso al Cairo nel quale promise all’Islam “un nuovo corso americano” e una nuova “politica americana verso i paesi islamici”. Era l’inizio della “politica della mano tesa” che pochi anni dopo porterà i Fratelli Musulmani al potere in Tunisia, in Egitto e a prendere il controllo di tutto il Nord Africa.
A distanza di quasi quattro anni quella politica appare del tutto fallimentare e a dimostrarlo ci sono le manifestazioni anti-americane di questi ultimi giorni, manifestazioni partite con il pretesto di un cortometraggio offensivo per il Profeta e per l’Islam culminate con il linciaggio dell’ambasciatore americano in Libia.
Gli “esperti” della Casa Bianca tendono a minimizzare e ricordano agli elettori americani che nonostante tutto “Obama è il presidente USA più amato nel mondo islamico”. E ti credo, la sua politica ha favorito l’avvento della Fratellanza Musulmana, l’allontanamento da Israele, la totale presa del potere in Afghanistan da parte dei talebani e l’espansione prepotente dell’Islam in Africa. Sul lato sciita ha consegnato l’Iraq all’Iran ed rimasta impassibile di fronte alla prepotente espansione dell’influenza iraniana. Ma gli basta tutto questo agli islamici? No, infatti in questo momento le ambasciate americane nei paesi islamici sono sotto assedio. Quale ulteriore prova si vuole riguardo al fallimento della politica di Obama nei confronti dell’Islam?
Poco conta che il film blasfemo sia o meno un pretesto o che tutte queste manifestazioni siano state organizzate con sapiente diligenza, resta il fatto che masse di islamici stanno bruciando ambasciate e bandiere americane come ai bei tempi di Bush. La tempesta perfetta alla vigilia delle elezioni.
Adrian Niscemi