Se Netanyahu fosse di sinistra

La data del 7 ottobre 2023 appartiene ormai ad un passato remoto, roba da calendario romano o pre-giuliano, probabilmente si tratta di mitologia e se anche in quella data si fosse verificato un evento drammatico è cosa lontana che non ci riguarda, anzi: non ci interessa.

Tuttavia, procedendo secondo un criterio ipotetico, facciamo finta che nella data suddetta l’organizzazione terroristica di Hamas avesse varcato i confini dello Stato di Israele e, in una mezza giornata, avesse ammazzato 1.200 persone, rapite altre 250, lanciato circa 5.000 razzi sul territorio e invocato l’ira di tutto il mondo arabo contro quello Stato.

Mettiamo che tale organizzazione, che governa il presunto Stato confinante, abbia scritto nel proprio statuto che ha come obbiettivo primario quello di distruggere totalmente lo Stato di Israele secondo la Shari’a, la legge islamica, (jihad) e sterminare tutti gli ebrei dalla faccia della terra.

Mettiamo anche che tale obbiettivo sia lo stesso dell’Iran, di Hezbollah dal Libano, degli Houthi dello Yemen. Mettiamo che in quella mitologica sera nelle piazze di Gaza molti palestinesi festeggiassero l’avvenuta carneficina di civili ebrei, fra i quali molti bambini.

Posto che tutto questo fosse veramente accaduto, secondo la sinistra europea (che governa l’Europa) e la sinistra italiana (all’opposizione) e l’ONU una qualsiasi reazione da parte di Israele sarebbe ingiustificata, eccessiva e genocida: in Israele vi è al potere la destra, anzi, una “estrema” destra, per questo Esso non è uno Stato democratico e stermina i palestinesi (non combatte contro Hamas stermina i palestinesi).

Secondo tale affermazione se ne deduce che se in Israele vi fosse al governo una maggioranza di sinistra, dopo il 7 ottobre 2023 non sarebbe successo nulla, non vi sarebbe stata nessuna reazione militare e quel governo si sarebbe preoccupato solo di non torcere un capello ai civili palestinesi.

Un governo di sinistra si sarebbe mosso in punto di diritto, quello internazionale, e sarebbe stato in paziente attesa che il senso di umanità e responsabilità dei terroristi di Hamas gli rimandasse a casa i 250 ostaggi sani e salvi.

Un governo di sinistra si sarebbe fatto bersagliare di missili dagli Houthi, dal mar Rosso, da Hezbollah dal Libano e poi sarebbe rimasto ad aspettare la bomba atomica dall’Iran.

Un governo di sinistra avrebbe subito liberato dalle proprie carceri un migliaio di tagliagole condannati per terrorismo per non contrariare Hamas.

Un governo di sinistra non avrebbe tenuto in nessun conto il fatto che un simile vicino di casa (Hamas) abbia solennemente promesso altri 7 ottobre tanto per continuare una tradizione di attentati sanguinari ai suoi danni e perpetuo lancio di razzi come negli ultimi 25 anni.

Secondo l’intellettuale/pacifista/resistente/influencer di sinistra, una democrazia non è più tale se si difende da chi vuole distruggerla e ne vuole l’annientamento proprio perché è una democrazia. Il solito intellettuale vede l’innocenza in una simile organizzazione terroristica, anzi, la resistenza contro l’invasore che, però, da quasi due decenni se n’è andato da quel territorio.

Del resto, lo stesso intellettuale è quello che vede il nazismo nella strenua difesa dell’integrità e libertà nazionali nel Presidente Zelenski e tutti gli ucraini che resistono con le armi all’aggressione putiniana. Non a caso, la notizia riportata sul Corriere della Sera1 di 1.500 attacchi russi contro abitazioni e infrastrutture civili in Ucraina solo nella settimana dei colloqui tra Putin e Tramp e dei 1.300 morti civili (tra questi 50 bambini) nel 2025, fino al mese di agosto non ha avuto grande risonanza.

Ci sarebbe da aggiungere il dato dei 20.000 bambini ucraini strappati alle loro famiglie e deportati in Russia ma le piazze, i social e le università italiane tacciono. Putin fu uomo dell’URSS e pezzo grosso del KGB, detesta Gorbaciov e venera Stalin: c’è ancora molta nostalgia per quel “Baffone2” che sarebbe dovuto arrivare anche da noi.

Tuttavia, tornando a Israele, non abbiamo ancora avuto il piacere di ascoltare una qualche proposta alternativa all’azione militare, per quanto dolorosa, messa in atto dal governo “criminale” di Netanyahu per eliminare Hamas dalla Striscia di Gaza: o Hamas deve restare lì?

Alcuni, compreso il nostro Ministro degli Esteri Tajani, continuano a riproporre il gatto morto dei due popoli e due stati, incuranti del fatto che proprio i palestinesi e Hamas non hanno mai voluto sentirne parlare; loro vogliono solo l’eliminazione totale dello Stato di Israele.

Purtroppo ora sappiamo che anche una parte dell’Occidente vedrebbe di buon occhio la cancellazione di quello Stato democratico ebraico. Proprio qua, in Europa, dall’8 ottobre 2023 vi è stato il boom di vendite di kefiah e bandiere palestinesi.

Si vuole riconoscere lo Stato di Palestina che non ha confini definiti ed è governato da due entità terroristiche come Hamas e l’Autorità Palestinese da sempre in lotta fra loro. Chiediamoci: si tratterebbe di riconoscere uno stato democratico, come richiesto nella Risoluzione ONU 1813, o di una teocrazia?

Se dovessimo procedere al suddetto riconoscimento quanti stati sarebbero disposti ad aprire la propria ambasciata su quel territorio con la presenza di Hamas? Il Governo Meloni, che non è dell’idea del riconoscimento, viene tacciato di complicità al genocidio ma, allora, che dire del Governo egiziano guidato da Abdel-Fattah al-Sisi che non intende fornire accoglienza ai profughi palestinesi? Questo alla sinistra italiana non sembra complicità al “genocidio”? Non a caso, stiamo parlando dello stesso Stato (Egitto) che nel 1978, in occasione degli accordi di Camp David, rifiutò di riprendersi indietro la Striscia di Gaza (sotto il suo controllo dal 1948 al 1967) perché ritenuta un covo di terroristi.

Noi italiani non siamo, per natura, tanto democratici, basta vedere la profonda e feroce polarizzazione che pervade la nostra politica interna: viviamo una strisciante guerra civile dal 1946 ad oggi. Dai politologi la nostra viene definita una democrazia imperfetta ma l’imperfezione si annida, in primo luogo, nelle nostre teste, una bizzarria di molte menti ideologizzate. Per costoro l’avversario politico è considerato un vero e proprio nemico, non so se qualcuno si ricorda di quando D’Alema dichiarava di non riconoscere il Governo Berlusconi (secondo lui il Cavaliere era ineleggibile) che aveva pur vinto regolari elezioni. Così come oggi si grida ogni minuto al fascismo perché le elezioni le ha vinte il centrodestra.

Qui non si tratta del rischio di annessione di uno Stato a un altro Stato ma dell’annientamento totale: questo rischia Israele se abbassa le difese, dunque una vera e propria promessa di genocidio da parte di Hamas e Iran. Tuttavia, qua da noi alcuni giornali, intellettuali, sindacalisti e politici, sempre di sinistra, invocano il disarmo di Israele e non quello dei terroristi (Hamas) che lo hanno attaccato; non chiedono nemmeno il rilascio degli ostaggi, anche perché il 7 ottobre 2023 non c’è mai stato e, l’abbiamo già detto, non ci interessa. Qua da noi si sciopera e si blocca l’Italia per liberare la Palestina dal fiume al mare ma liberarla da chi? Da Israele ovviamente.

Il fatto stesso che la Lega Araba abbia esplicitamente chiesto ad Hamas di deporre le armi e restituire gli ostaggi non è sufficiente a far ragionare pro-Pal e affini. Si prenda atto del fatto che in altre zone del mondo: Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia ci si sta già riarmando consistentemente solo per il timore di essere attaccati dal vicino aggressivo che è la Russia di Putin; anche noi ci riarmeremo.

I tanti pacifisti a senso unico, anche cattolici, italiani si ricordino di quando in pieno terrorismo l’allora Ministro degli Interni Francesco Cossiga dichiarava che alle pallottole dei terroristi lo Stato avrebbe risposto con le pallottole. Aldo Moro morì anche perché il nostro Stato democratico si rifiutò categoricamente di trattare con i terroristi delle BR, i cui militanti furono definiti: compagni che sbagliano. Ecco, probabilmente, se Netanyahu fosse di sinistra per i sinistri sarebbe, al massimo, un compagno che sbaglia4.

1 Corriere della Sera del 24 agosto 2025, intervista di F. Fubini al Ministro dell’Interno Ucraino Ihor Klymenko.

2 Ha da venir Baffone: era un detto dei militanti comunisti che auspicavano l’arrivo del comunismo identificato nella figura di Stalin, il baffone.

3 La risoluzione 181, nel suo preambolo, pone tutta una serie di condizioni inderogabili ai fini della formazione dei due stati e una su tutte è quella che si creino stati democratici. A questa dicitura fa seguito un elenco di richieste che caratterizzano le società democratiche.

4 Per onestà intellettuale: il riferimento non è a funzionari del PCI degli anni ’70 del ventesimo secolo, che se pur con ritardo, dal 1975, riconobbero la gravità del fenomeno terroristico ma ad alcuni intellettuali di area comunista del periodo. Vi furono, comunque, altre ambiguità come né con lo Stato né con le BR. Vi furono estremismi anche nel sindacato, CGIL, vedi la morte dell’operaio Guido Rossa.

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Fabio Fineschi, psicopedagogista ora in pensione e scrittore. Ha pubblicato un saggio di filosofia e due romanzi. Coniugato, vive a Firenze