Il mondo occidentale sta dando sfoggio della sua ipocrisia indignandosi per l’ennesima strage commessa ieri dai macellai di Assad nella città di Hula (oltre 100 morti di cui 32 bambini). Da tutte le parti si alzano voci che chiedono la caduta del macellaio di Damasco, ma state certi che passato il momento tra due giorni nessuno ne parlerà più. E’ più di un anno che è così. Nel frattempo Assad ha macellato oltre 12.000 persone.
Ma quello che più deve far riflettere in merito all’ipocrita immobilità internazionale è la facilità con cui Assad, dopo un anno di massacri, riesce ancora ad accedere al mercato delle armi, le stesse armi che poi usa contro il suo popolo.
E’ di ieri la notizia che una nave russa stracarica di armi di ogni tipo sta per attraccare nel porto siriano Tartus. L’arrivo è previsto per questo pomeriggio (inizialmente era previsto per ieri pomeriggio). La nave, un cargo di grosse dimensioni, è partita dalla Russia lo scorso 6 maggio.
E’ incredibile come dopo più di un anno di massacri e oltre 12.000 morti l’Onu, questa ridicola e obsoleta macchina burocratica, non sia riuscito a imporre un embargo sulle armi alla Siria. Si dirà che con le attuali regole la Russia e la Cina hanno sempre imposto il loro veto a questa eventualità (la Russia è il maggior fornitore di armi alla Siria, la Cina il secondo), il che è vero, ma allora doveva essere l’occidente a schierare le sue navi di fronte alle coste siriane per impedire l’arrivo di armi. E’ una cosa che USA ed Europa hanno già fatto da altre parti.
Oggi è inutile indignarsi per l’ennesimo massacro di Assad e dei suoi macellai se poi non si fa niente per fermarlo. E’ il massimo dell’ipocrisia.
Sarah F.