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La guerra in Siria non è, come molti pensano, un conflitto regionale circoscritto al solo territorio siriano. Nel corso del tempo si è trasformato in un confronto regionale che ha coinvolto l’Iran, il Libano e Israele e che nelle ultime ore rischia di trasformarsi in un conflitto globale.

Da una parte la NATO con le sue più potenti nazioni, Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna e Turchia. Dall’altro la cosiddetta mezzaluna sciita, Iran, Siria, Hezbollah e Jihad Islamica, appoggiata militarmente dalla Russia e indirettamente dalla Cina.

Se scrutiamo con attenzione questo quadro possiamo renderci conto che la guerra in Siria non è più una faccenda interna e neppure un conflitto regionale ma che si sta trasformando in un conflitto globale dove le forze in campo rappresentano i maggiori blocchi economico-militari del globo. In ballo non ci sono riserve di petrolio o immani interessi economici, in ballo c’è la supremazia in Medio Oriente.

Iran e Russia lavorano da anni a questa supremazia e il Paese chiave per raggiungerla è proprio la Siria, in parte perché è il nemico più agguerrito a livello regionale per Israele, unico ostacolo reale all’espansionismo iraniano e ai sogni di gloria di sovietica memoria di Vladimir Putin, in parte perché la sua posizione geografica rende la Siria una portaerei perfetta a cavallo tra Asia e Mediterraneo il cui controllo è indispensabile per chi, come Iran e Russia, hanno mire concrete sul Medio Oriente e forse anche oltre.

E’ chiaro che né Mosca né Teheran possono permettersi il lusso che Assad cada ed è altrettanto chiaro che faranno di tutto affinché ciò non accada. Se quindi la NATO pensa che la Siria possa essere una nuova Libia e che la Russia si limiterà a inoltrare qualche formale protesta come fece per l’attacco a Tripoli, si sbagliano di grosso. L’Iran dal canto suo è già presente in Siria con migliaia di uomini e tecnici ai quali si sono uniti gli Hezbollah che non hanno badato a spese e hanno inviato le loro unità di elite per sostenere Bashar Al-Assad.

Questa mattina, dopo un susseguirsi di dichiarazioni occidentali a favore di un intervento armato nel giro di pochi giorni, la Russia ha fatto sentire la sua voce ed è tutt’altro che pacata. Mosca ha ammonito che un attacco alla Siria non verrà tollerato e che le conseguenze potrebbero essere gravissime. E mentre Obama rinforza la VI flotta di stanza nel Mediterraneo, informazioni non confermate da Mosca parlano dell’invio immediato di una flotta russa di fronte alle coste siriane, un segnale chiarissimo che non può e non deve essere sottovalutato.

Sharon Levi