Continua il dibattito su quello che Israele fornisce o non fornisce all’Ucraina, su quello che dovrebbe fornire o che non dovrebbe fornire. Cerchiamo di fare chiarezza.

Quello che Israele sicuramente fornisce sin quasi dall’inizio della guerra è un valido supporto di intelligence. Lo faceva anche quando il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky si lamentava, forse per un gioco delle parti, del fatto che lo Stato Ebraico non scegliesse da che parte stare.

Questa collaborazione di intelligence tra Israele e Ucraina è aumentata ulteriormente quando è stato chiaro che Russia e Iran si erano coalizzate e stavano collaborando a livello militare.

A livello prettamente militare le uniche cose che si sanno per certe sono una fattiva collaborazione tra Kiev e Gerusalemme sul sistema di allerta missilistico, una tecnologia che fa parte del complesso sistema Iron Dome, è sul lavoro comune indirizzato all’individuazione e alla distruzione dei droni iraniani Shahed, una tecnologia che fra le altre cose farà comodo anche ad altri attori mondiali, come l’Arabia Saudita più volte colpita proprio dagli Shahed iraniani usati dalle milizie Huthi dello Yemen.

È invece del tutto escluso che Israele fornisca all’Ucraina il sistema di difesa missilistico Iron Dome nella sua totalità. Questo non perché Gerusalemme non voglia rovinare i rapporti con Mosca, è una motivazione del tutto fuorviante, quanto piuttosto perché ci potrebbe essere il rischio che il sistema cada in mano nemiche ed è un rischio che Israele non può correre, né con l’Ucraina né con altri attori.

Un altro settore dove Israele sembra molto attivo con Kiev, anche se di reciproco interesse, è quello dell’individuazione e della distruzione delle fabbriche e dei depositi dei droni iraniani. La settimana scorsa un attacco in Siria attribuito a Israele ha distrutto una consistente quantità di componentistica destinata all’assemblaggio dei droni iraniani da inviare alla Russia.

Sia la Siria che l’Iran negano che vi erano componenti dei droni Shahed negli obiettivi attaccati, ma fonti qualificate della intelligence israeliana hanno confermato a RR che gli attacchi hanno fermato la catena di produzione dei droni che dovevano essere inviati in Russia e usati contro l’Ucraina.