I rapporti tra gli Stati Uniti e Israele non sono mai stati così freddi. L’accordo sul nucleare iraniano è stato l’ultimo di una lunga serie di disaccordi, il peggiore di tutti, tra Obama e Netanyahu. E adesso arriva anche l’offesa di Kerry che domenica prossima si recherà in Medio Oriente in visita presso gli alleati regionali per tranquillizzarli sull’accordo con l’Iran, ma non si recherà in Israele, cioè nel Paese più coinvolto da questo accordo ma, soprattutto, maggior alleato degli USA nella regione.
Ieri il portavoce del Dipartimento di Stato USA, John Kirby, ha annunciato che domenica prossima il Segretario di Stato, John Kerry, si recherà in Medio Oriente per spigare agli alleati regionali l’accordo raggiunto con Teheran, ma non andrà in Israele. Alla domanda di alcuni giornalisti in merito ai motivi per i quali Kerry non si sarebbe recato in Israele Kirby ha risposto che Kerry e Netanyahu si erano sentiti per telefono molte volte e che non c’era alcuna necessità per Kerry di andare in Israele. In realtà è apparso chiaro a tutti che questa è l’ennesima offesa diplomatica americana a Israele. Lo Stato Ebraico, che ha avuto l’ardire di contestare l’accordo sul nucleare iraniano, viene sostanzialmente ignorato da Kerry.
Secondo le ricostruzioni l’ultima telefonata tra Netanyahu e Kerry sarebbe avvenuta lo scorso 16 luglio dopo di che i due non si sarebbero più sentiti. Nel frattempo Kerry ha lanciato diversi messaggi minacciosi verso Israele nel caso lo Stato Ebraico avesse continuato a fare pressione sul Congresso americano chiamato a ratificare l’accordo sul nucleare iraniano. “Israele potrebbe finire più isolato di quanto non lo sia ora se continuerà a fare pressione sul Congresso affinché non ratifichi l’accordo con l’Iran” ha detto Kerry qualche giorno fa. E questa offesa diplomatica sembra essere più un avviso a Israele piuttosto che una scelta derivata da un continuo contatto tra le parti.
Scritto da Sarah F.