Antonio Guterres, da anni a capo della UNHCR, afferma che «le società di tutto il mondo stanno diventando multi-etniche e multi-religiose. Che ci piaccia o no non possiamo fermare questa tendenza. E’ inevitabile». Non si capisce bene se l’affermazione di Guterres sia un atto di resa oppure una sorta di diktat alle società occidentali che dovrebbero accettare il cambiamento senza fiatare.
Il capo della UNHCR, che è parte in causa in questa faccenda in quanto la sua agenzia vive sulle emergenze e sui flussi massicci di migranti, per perorare la sua idea porta l’esempio del Canada dove la maggioranza dei canadesi pensa che “la tolleranza sia l’unica opzione disponibile”.
Ora, a parte che prendere come esempio un Paese nato grazie alla immigrazione (come lo sono gli Stati Uniti o l’Australia) è di per se un paradosso, quello che a nostro avviso il sig. Guterres non vede (o non vuol vedere) sono i rischi che comporta un cambio radicale della società occidentale in tempi brevissimi.
Siamo d’accordo che i partiti xenofobi e razzisti in Europa siano notevolmente cresciuti anche e soprattutto perché si oppongono alla immigrazione selvaggia, ma nessuno (tantomeno la UNHCR) ha analizzato il fenomeno sotto tutti gli aspetti e parlare esclusivamente del fatto che l’occidente dovrebbe essere tollerante senza parlare della intolleranza di una larga fetta di migranti verso le tradizioni liberiste occidentali, come fa Antonio Guterres, significa affrontare il problema dal lato sbagliato.
Per essere precisi, una società multietnica è la cosa più normale di questo mondo e rientra nella naturale evoluzione del genere umano. Anche una società multi-religiosa dovrebbe rientrare in questa evoluzione se non fosse che non tutti accettano una società multi-religiosa come la intendiamo noi o come la immagina Guterres, cioè dove ognuno è libero di professare la sua fede religiosa nel rispetto delle leggi e del Diritto.
E allora la tolleranza tanto sbandierata dal capo della UNHCR diventa un’arma a doppio taglio quando dall’altra parte c’è chi pretende tolleranza dall’occidente ma è intollerante con le tradizioni (religiose o meno) occidentali, quando vuole imporre agli altri le loro tradizioni, la loro religione, i loro riti che violano palesemente i più elementari Diritti Umani.
E qual è il limite da porre alla tolleranza? Siamo intolleranti se chiediamo di vietare i matrimoni combinati specie con minorenni? Siamo intolleranti se chiediamo di punire un uomo islamico che ammazza di botte la figlia perché si è innamorata di un ragazzo occidentale, o se condanniamo con forza la discriminazione verso le donne che si manifesta in maniera palese nell’islam e che i fedeli musulmani pretendono di importare anche in occidente? Diventiamo intolleranti se pretendiamo che chi viene nel nostro occidente debba rispettare le nostre leggi basate sulla dichiarazione universale dei Diritti Umani e non sulla dichiarazione islamica dei Diritti Umani?
Dov’è il limite tra tolleranza e accondiscendenza? E al contrario, dov’è il limite tra intolleranza e pretesa del rispetto delle leggi e dei più elementari Diritti Umani?
E allora di cosa sta parlando Antonio Guterres? Di tolleranza o di resa? E’ giusto condannare xenofobia e razzismo, ma non facciamo di ogni erba un fascio. Ma soprattutto, analizziamo senza preconcetti i motivi di questa “esplosione” dei partiti xenofobi e razzisti, del perché questo exploit sia avvenuto in concomitanza con uno storico afflusso migratorio in piena crisi economica e sociale. E’ giusto chiedere di regolamentare i flussi migratori oppure anche questo è xenofobo e razzista? E’ giusto chiedere che gli immigrati di fede islamica rispettino le nostre leggi oppure siamo anti-islamici se chiediamo questo?
E’ facile riempirsi la bocca con parole come xenofobia e razzismo, molto più difficile è affrontare il problema con un minimo di realismo che prescinda dai propri interessi personali.
[glyphicon type=”user”] Scritto da Carlotta Visentin
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