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Negli ultimi giorni, dopo i legittimi raid aerei israeliani sulla Siria per impedire che armi tecnologicamente avanzate finissero in mano a Hezbollah, i complottisti e gli ipocriti di tutto il mondo si sono scatenati nelle più assurde ipotesi sul coinvolgimento di Israele nel conflitto siriano. Ma chi e cosa c’è veramente dietro al conflitto in Siria? A rivelarcelo sono alcuni giornali arabi che pubblicano documenti ufficiali del Governo del Qatar sottratti da alcuni hacker filo-Assad, documenti dei quali è stata appurata la veridicità.

Premessa: a pubblicare i documenti sono stati i giornali arabi Al-Akhbar e Ajel i quali affermano che sono venuti in possesso di tali importanti documenti attraverso un gruppo di hacker filo-Assad che li hanno sottratti direttamente al Governo del Qatar. Da questi documenti si evince chiaramente il ruolo del Qatar e della Turchia nelle cosiddette “primavere arabe” e i particolare si capisce il ruolo effettivo dei Fratelli Musulmani nelle rivolte in Libia, in Tunisia, in quelle mancate in Giordania e in quelle in Siria. Per oggi non ci interesseremo dei clamorosi retroscena che riguardano la Libia, la Tunisia e la Giordania (lo faremo in seguito) ma ci concentreremo solo sulla Siria. Questo per capire chi c’è effettivamente dietro alla guerra siriana e per smentire qualsiasi coinvolgimento di Israele in questo conflitto. In particolare ci concentreremo su due incontri. Il primo tra il Primo Ministro del Qatar, lo sceicco Hamad bin Jassim (da non confondersi con l’Emiro del Qatar, Hamad bin Jassim bin Hamad Al Thani) e ministro degli Esteri turco, Ahmet Davutoglu. Il secondo invece tra lo sceicco del Qatar, Hamad bin Jassim bin Hamad Al Thani, e sempre il Ministro degli Esteri turco.

Nel primo documento datato domenica 13 marzo 2011 (due giorni dopo inizieranno le proteste in Siria) viene riportato il verbale di  un colloquio tra lo sceicco Hamad bin Jassim e il Ministro degli Esteri turco. Il colloquio parte dalla situazione in Libia ma finisce per andare pesantemente sulla Siria. I due uomini politici si domandano perché la Siria si sia opposta all’istituzione di una No Fly Zone sulla Libia proposta dalla Francia. Il Ministro degli esteri del Qatar rivela quindi a quello turco di aver parlato con il Ministro degli esteri dell’Arabia Saudita (Saud al-Faisal) e con quello degli Emirati Arabi Uniti (Abdullah Bin Zayed) in merito alla situazione in Libia e (nota bene) sul comportamento assunto da Assad, un comportamento che gli arabi hanno definito “pericoloso per i loro piani e interessi” (qui si parla anche dell’Egitto, ma come detto ne parleremo in altra occasione). Alla fine si arriva alla conclusione che “non sarebbe male se anche Assad facesse la fine di Gheddafi (che ancora era al potere ma in chiara difficoltà)”. Infine i due decidono di formare un comitato arabo-turco che coordini gli interventi in Libia, in Egitto e in Siria. Da notare che la Siria ancora era relativamente tranquilla quindi allora era incomprensibile questo interesse arabo-turco sul regime di Assad.

Ci spiega qualcosa di più il verbale del secondo incontro tra l’Emiro del Qatar e il Ministro degli Esteri Turco. Il verbale è datato martedì 25 ottobre 2011. La guerra civile in Siria era già cominciata e Assad aveva già compiuto i primi massacri.  Dopo i convenevoli (una proposta di aiuto alla Turchia dal Qatar in merito al terremoto che aveva colpito la città di Van appena due giorni prima) si passa direttamente alla questione siriana. I due fanno il quadro della situazione regionale e il Ministro degli Esteri Turco fa notare allo sceicco del Qatar che Iraq e Siria sono in mano agli sciiti (Iran), che la più grande nazione sunnita (l’Egitto) ha grossi problemi interni e che la Libia e la Tunisia sono nel caos. Lo sceicco Hamad bin Jassim bin Hamad Al Thani concorda con il Ministro turco ma aggiunge che (nota bene) “occorre dare tempo alla Fratellanza Musulmana di mettere a posto le cose e se Turchia e Paesi arabi lavoreranno insieme tutto sarà più facile”.  Poi lo sceicco del Qatar ragguaglia il Ministro degli Esteri turco su una riunione della Lega Araba svoltasi pochi giorni prima durante la quale sono emerse le divisioni su quello che stava avvenendo in Siria, divisioni tra l’Iraq (sciita e che sostiene la Siria oltre che a essere la rappresentanza iraniana in seno alla Lega Araba) e gli Emirati Arabi Uniti che invece sostenevano la necessità di “abbattere Assad”. I due uomini politici concordano quindi che “il problema Assad deve essere risolto”. Il discorso poi scivola sulle tante bugie di Assad. «Aveva detto (Assad n.d.r.) che sarebbe andato a parlare con l’opposizione – dice il ministro degli Esteri Turco – aveva anche detto che avrebbe ritirato l’esercito da Hama, Homs e Daraa permettendo alla stampa di entrare e vedere cosa è successo, ma invece di mantenere la parola data ha attaccato Lakatia». A quel punto il discorso tra i due si fa interessante. Paragonando la Siria a quello che è accaduto in Libia, il Ministro degli Esteri turco afferma che: «la situazione in Libia era diversa, l’intervento era giustificato dall’Onu e dalla Lega Araba. In Siria è diverso. Noi (la Turchia n.d.r.) non permetteremo l’intervento di un Paese non musulmano. Dovranno essere i musulmani a intervenire a fianco della resistenza e se necessario direttamente. L’Iran farà una forte opposizione e farà di tutto per impedire la caduta di Assad, ma se siamo uniti e lavoreremo insieme il regime Alawita non avrà scampo». Poi aggiunge: «dobbiamo mandare un messaggio chiaro a tutti. Non permetteremo una nuova situazione libica in Siria. Dobbiamo parlare con i cinesi e con i Russi. In particolare dobbiamo garantire a Mosca che i loro interessi in Siria (la base navale di Tartus n.d.r.) non verranno compromessi. Con l’Iran ce la vedremo noi». Poi i due parlano di quanti Paesi arabi sosterranno la loro posizione, così emerge che l’Algeria era inizialmente al fianco di Assad ma che con un “apposito intervento del Qatar e dell’Arabia Saudita” aveva cambiato opinione e appoggiava gli insorti. Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Marocco, Egitto e Giordania appoggiavano il “piano turco-arabo”. In quel frangente emerge anche il nome di chi potrebbe sostituire Assad per un governo di transizione in Siria, cioè Walid Muallem (loro parlano solo di Muallem ma che chiaro che si riferiscono al Ministro degli Esteri siriano).

Sorvoliamo su alcune frasi agghiaccianti formulate dai due (per esempio il Governo turco si preoccupava del fatto che Assad sparasse sulle moschee di Lakatia ma se ne infischiava allegramente delle stragi e delle migliaia di morti), quello che appare evidente (anche in tempi non sospetti) è che sin da prima dell’inizio della rivolta in Siria, Turchia e Qatar (con l’appoggio dell’Arabia Saudita) pianificano la caduta del regime di Assad e che anche successivamente hanno fattivamente collaborato per sostenere la rivolta.

Si mettano quindi il cuore in pace il folto gruppo di complottisti e di ipocriti. La guerra in Siria è una faccenda tutta interna agli equilibri del mondo musulmano e Israele non c’entra niente. L’unica cosa che fa (e farà) Israele è garantire la sicurezza dei propri cittadini impedendo che armi di distruzione di massa finiscano a Hezbollah.

Noemi Cabitza