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Come si fa a dire che l’Egitto non è un Paese democratico? Dopo aver introdotto la Sharia per costituzione con un “democratico referendum” , dopo aver dato asilo alla leadership di Hamas (fuggita a gambe levate dalla Siria) adesso apre relazioni diplomatiche addirittura con Hezbollah.

Lo rende noto il giornale libanese Daily Star ripreso tra gli altri dal Jerusalem Post. Con una intervista all’ambasciatore egiziano in Libano, Ashraf Hamdy, il Daily Star fa emergere in tutta la sua prepotenza e drammaticità il pericoloso cambio di rotta della politica estera egiziana.

Ashraf Hamdy ha ammesso di aver incontrato i più alti dirigenti di Hezbollah al fine di “inaugurare un nuovo corso politico con Hezbollah” che lui definisce senza pudore “una forza politica e militare molto importante in Libano”. L’ambasciatore egiziano ha invece negato che dirigenti di Hezbollah si siano recati nelle scorse settimane in Egitto anche se non ha escluso che questo possa avvenire in un prossimo futuro. Ma quello che pesa come un macigno sono le parole di apprezzamento dell’ambasciatore egiziano in Libano nei confronti del supposto ruolo di “resistenza” di Hezbollah. Secondo Ashraf Hamdy la “resistenza intesa come difesa del suolo libanese portata avanti da Hezbollah pone il movimento sciita in una posizione di primaria importanza per cui è logico che l’Egitto tratti con Hezbollah”. Ora, ci sarebbe da chiedersi cosa si intende con il termine “resistenza” e come questo termine si abbini a un gruppo terrorista come Hezbollah.

Ci appare sempre più evidente che l’Egitto islamista di Mohammed Morsi stia prendendo un bruttissima strada. Dopo la riapertura delle relazioni con l’Iran e questa apertura ad Hezbollah, ambedue impegnati a fondo nella sanguinosa repressione siriana, è evidente che tutta la politica estera egiziana si stia muovendo chiaramente in configurazione anti-israeliana e solo ed esclusivamente in questa direzione.

Per carità, tutto è lecito e ognuno sceglie la strada che ritiene più adatta a se stesso, ma per favore, finiamola di definire il regime egiziano di Mohammed Morsi un “Governo democratico”. In Egitto si è passati da un regime autoritario laico a un regime totalitario islamico che non ha altri obbiettivi se non quello di proporsi come leader del mondo islamico estremista in Medio Oriente e per farlo non esita ad allearsi con i peggiori assassini.

E’ ora che l’occidente, l’Europa e gli Stati Uniti aprano gli occhi e che condizionino i loro aiuti all’Egitto a una politica, interna ed estera, più trasparente e veramente democratica. Dubito molto che ciò potrà avvenire, ma almeno si chiami il Governo di Morsi con il suo vero nome: regime islamico estremista.

Sarah F.