Il gruppo terrorista islamico Boko Haram, legato ad Al Qaeda, dal 2009 ha massacrato almeno 4.000 persone di fede cristiana (ma i numeri sono in difetto), preso il controllo armato di diversi Stati del Nord e seminato il terrore tra la comunità cristiana. Oltre 1.000 le chiese date alle fiamme.
Questi i numeri orgogliosamente esibiti da Sheik Abubakar Shekau, leader riconosciuto di Boko Haram, quando giovedì scorso gli è stato detto che il Governo centrale nigeriano stava pensando di concedere una amnistia globale ai membri del gruppo terrorista in cambio di un cessate il fuoco permanente. «Quale amnistia – ha detto Shekau – noi non abbiamo fatto niente di male. Abbiamo fatto solo il nostro dovere di buoni musulmani uccidendo gli infedeli. Al limite dovremmo essere noi a concedere la grazia al Governo centrale».
Secondo Sheik Abubakar Shekau (e c’è da credergli) Boko Haram è diventato un esempio per tutti gli altri gruppi islamici africani che vogliono imporre la loro religione negli Stati in cui operano. «Uomini di Boko Haram stanno operando come istruttori in molti Stati africani – ha detto Sheik Abubakar Shekau – e stanno insegnando agli altri fratelli le nostre tecniche di combattimento. Presto, molto presto tutta l’Africa sarà un continente completamente islamico. Gli infedeli possono convertirsi all’islam oppure morire».
In realtà la tecnica di combattimento adottata da Boko Haram non necessiterebbe di tanti istruttori. E’ talmente semplice che non ci vuole molto a replicarla, cosa che temiamo avverrà presto. Boko Haram attacca prevalentemente persone del tutto indifese, spesso mentre stanno pregando nelle chiese cristiane, e le massacra senza pietà. Poco importa che siano disarmati (anzi meglio) o che siano donne e bambini. Solo il fatto di essere cristiani è per loro una condanna a morte. Insomma, siamo di fronte alla solita tecnica adottata dai “prodi combattenti islamici”, quelli che in Pakistan sparano in testa alle bambine che vogliono studiare, che in Afghanistan ammazzano chi tenta di vaccinare i bambini e che nel resto del mondo attaccano principalmente i più deboli.
E così questa tecnica vile e criminale diventerà a breve la “tecnica base” usata dai gruppi islamici in Africa. Ci sono forti preoccupazioni nell’Africa centrale, in particolare in Uganda, in Ruanda e in Camerun per la costante espansione islamica, una espansione che al momento non ha portato troppi problemi grazie a precise azioni di contrasto al terrorismo adottate dai governi di quei Paesi, ma che nel breve periodo potrebbe sfociare in un confronto aperto e violento. Le avvisaglie ci sono tutte, specie in Uganda dove già opera un gruppo ribelle islamico, l’ADF (Allied Democratic Forces).
Le parole di Sheik Abubakar Shekau ci devono far riflettere perché quando dice “noi non abbiamo fatto niente di male,abbiamo fatto solo il nostro dovere di buoni musulmani uccidendo gli infedeli” esprime esattamente l’ideologia che sta prendendo piede tra gli islamici in Africa, quella che uccidere un cristiano è cosa buona e giusta. E se dalla Nigeria parte e si diffonde un messaggio del genere, offrire l’amnistia a questi assassini è un altro messaggio estremamente sbagliato perché diffonde l’idea della resa incondizionata e sminuisce la gravità dei fatti accaduti. Una cosa che davvero non ci possiamo permettere di fare.
Claudia Colombo