Dite a Witkoff che trattare con Hamas non è come vendere un appartamento  

By Franco Londei - Editor

Parlando alla conferenza dell’America Business Forum a Miami, l’uomo di fiducia del Presidente Trump, Steve Witkoff, ha detto che «Hamas ha sempre dichiarato che avrebbe deposto le armi. Lo hanno detto chiaramente, ce lo hanno detto direttamente durante il famoso incontro che Jared (Kushner) ha avuto con loro».  

Hamas chi? Quelli che stanno a Doha in un hotel a 35 stelle che hanno come unico pensiero quello di sfuggire al Mossad e godersi i miliardi che hanno rubato, oppure quelli che stanno nei tunnel di Gaza che hanno come unico pensiero quello di ammazzare ebrei?  

E poi ha aggiunto: «Spero che mantengano la parola data perché, se lo faranno, capiranno che il piano di sviluppo che abbiamo per Gaza è davvero fantastico, molto meglio di quanto chiunque abbia mai discusso prima».  

Il buon Witkoff sta parlando del fantastico piano edilizio che lui, Jared Kushner (il genero di Trump) e altri notabili dei paesi del Golfo hanno discusso per la ricostruzione di Gaza. Un business miliardario di cui le famiglie Trump e Witkoff godranno ampiamente con le loro società opportunamente aperte proprio nel Golfo Persico.  

Solo che c’è un problema: ad Hamas, quello dei tunnel di Gaza, di fare business non gliene può fregare di meno. Loro vogliono solo sopravvivere tenendosi le armi in modo di riprendere ad ammazzare ebrei il prima possibile.  

Così cosa succede? Succede che Hamas, sempre quello dei tunnel, non ne vuole sapere di lasciare le armi a terra e manda a dire all’altro Hamas, quello degli hotel di lusso, di trattare con Witkoff promettendogli che Hamas di Gaza lascerà le armi pesanti.  

Evviva, grida il buon Witkoff. Evviva grida il genero di Trump. Possiamo tornare a parlare di business. Hamas lascerà le armi pesanti e si terrà giusto qualche AK-47, un po’ di RPG (che non guastano mai durante un pogrom) e giusto qualche bomba a mano.  

Però c’è un altro problema: Hamas non ha più le armi pesanti, se per armi pesanti intendiamo missili e razzi. O se ne ha ancora qualcuno non è in grado di lanciarli. Quindi, di che disarmo stiamo parlando?  

La realtà è che non puoi trattare con Hamas, quello dei tunnel, pensando di trattare con un acquirente di un appartamento. A loro della “Gaza riviera” e dei bellissimi quartieri in stile “Golfo Persino” non importa minimamente, se non perché copriranno i nuovi tunnel che immancabilmente andranno a costruire per tornare ad ammazzare ebrei appena possibile. E per ammazzare ebrei gli AK-47, gli RPG e le bombe a mano, bastano e avanzano. E poi c’è sempre l’Iran per qualche missile da lanciare su Israele.  

I 200 terroristi intrappolati nei tunnel  

Secondo alcuni media ebraici Washington starebbe facendo pressione su Israele affinché garantisca un passaggio sicuro a 100-200 terroristi di Hamas attualmente nascosti nei tunnel sotto la città di Rafah, in cambio della consegna delle armi. 

Il buon Witkoff sostiene che questo «sarà un modello per un programma più ampio di smantellamento e amnistia». Secondo lui «potremmo vedere il modello di ciò che stiamo cercando di fare qui… con questi 200 combattenti intrappolati a Rafah e vedere se saranno in grado di alzare le mani, uscire e consegnare le armi. Questa sarà una delle prove».  

A sostenere le stesse cose sono Turchia e Qatar (ma dai…) che infatti sono costantemente in contatto con l’inviato del Presidente Trump, nonché businessman passato tragicamente alla politica, affinché convinca Israele a far uscire i 200 terroristi e lasciarli andare come se niente fosse a patto che lascino le armi.  

Peccato che gli israeliani non ne vogliano sapere. Il capo di Stato Maggiore dell’IDF, il Generale Eyal Zamir, ha detto che i terroristi «possono arrendersi o morire». Il Premier Benjamin Netanyahu attraverso il suo ufficio stampa ha fatto sapere che non è disponibile a lasciare alcun passaggio ai terroristi di Hamas anche perché sembra che nel gruppo ci siano diversi elementi che hanno partecipato al pogrom e massacro del 7 ottobre 2023.  

Ma Witkoff, pressato da Turchia e Qatar, insiste sia sul fatto che «Hamas disarmerà» perché lo hanno promesso (quelli dell’hotel a Doha) sia sul lasciar passare i 200 tagliagole. Il business lo chiede.  

La verità è che, se smettiamo per un attimo di scherzare con quel credulone palazzinaro di Steve Witkoff, Hamas non ha alcuna intenzione di disarmarsi e sta usando questa tregua per riorganizzarsi e riprendere possesso del territorio. Erano con le spalle al muro, come i 200 tagliagole intrappolati nei tunnel di Rafah e ora, mentre tutto intorno parlano di appartamenti, già studiano come tornare a massacrare ebrei il prima possibile. Questa è la verità, poi possiamo raccontarcela come vogliamo.

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Esperto di Diritti Umani, Diritto internazionale e cooperazione allo sviluppo. Per molti anni ha seguito gli italiani incarcerati o sequestrati all’estero. Fondatore di Rights Reporter