Ieri sera un missile è stato sparato dal Sinai verso la città israeliana di Eilat. Una batteria Iron Dome è entrata in azione intercettando e abbattendo il missile. Il lancio è stato rivendicato immediatamente dal gruppo salafita Ansar Bait al-Maqdis che si dice sia legato ad Al Qaeda.
Nel loro messaggio i terroristi islamici sostengono che continueranno ad attaccare Israele per la sua collaborazione con l’Egitto e in risposta agli attacchi israeliani ed egiziani contro i gruppi terroristici che infestano Gaza e il Sinai. Proprio ieri aerei israeliani hanno attaccato obbiettivi terroristici nella Striscia di Gaza in risposta al lancio di missili avvenuto giovedì sera contro Israele, mentre contemporaneamente elicotteri Apache egiziani attaccavano una base salafita nel Sinai.
Il problema salafita
Dici salafismo e pensi subito ad Al Qaeda. Nei giorni scorsi il Ministero della Difesa israeliano aveva lanciato un fortissimo allarme per la costante crescita dei gruppi salafiti in Siria e nel Sinai, una crescita che solo in Siria ha portato il numero dei combattenti salafiti alla impressionante cifra di 35.000 elementi. Nella nota il Ministero della Difesa israeliano parlava “fortissimo rischio” per Israele e addirittura arrivava a ipotizzare la fine della “non intromissione” israeliana nella guerra in Siria. Una situazione simile, anche se con numeri decisamente minori, sta avvenendo nella Penisola del Sinai e nella Striscia di Gaza dove i gruppi salafiti stanno mettendo in discussione addirittura la leadership di Hamas. Ma chi sono questi gruppi che si rifanno alla ideologia di Al Qaeda? Di Ansar Bait al-Maqdis nel Sinai ne abbiamo già parlato. Nella Striscia di Gaza il catalizzatore è senza dubbio il gruppo della Jihad Islamica. In Siria invece la situazione è più complessa e vede più gruppi salfiti presenti sul terreno a partire da il gruppo ad-Dawla al-Islāmiyya fi al-‘Irāq wa-sh-Shām che poi sarebbero gli appartenenti al Islamic State of Iraq and the Levant trasformato nell’occasione in Islamic State of Iraq and Syria. Ma la rete di gruppi salfiti in Siria è veramente impressionante. Ora la domanda da porsi è: c’è veramente Al Qaeda dietro a tutti questi gruppi terroristici salafiti oppure gli fornisce solo una copertura ideologica? Quasi tutti gli esperti sono concordi con la seconda ipotesi perché per il resto i vari gruppi salafiti si differenziano parecchio sia nel reperimento dei fondi che nei regimi islamici che stanno dietro a questi gruppi terroristici. Se infatti è accertato che dietro ai salfiti che combattono in Siria ci siano l’Arabia Saudita e il Qatar, è altrettanto accertato che per quanto riguarda Gaza e il Sinai siano di fronte ad una strana alleanza tra il mondo sunnita e quello sciita con l’Iran che arma e finanzia i terroristi islamici.
Ho parlato forse impropriamente di “strana alleanza” perché non sarebbe la prima volta che l’Iran appoggia gruppi salafiti o comunque che si rifanno alla ideologia di Al Qaeda. Avviene tutt’ora con i talebani afghani ed è avvenuto in passato con la fattiva protezione iraniana di importanti personaggi qaedisti a partire dal figlio di Osama Bin Laden. Ne caso poi dei salafiti di Gaza e del Sinai prima delle diatribe tra sunniti e sciiti viene l’odio verso il nemico comune, Israele.
E corretto quindi parlare ancora genericamente di Al Qaeda? Direi senza dubbio di no. E’ corretto parlare di ideologia qaedista, di salfismo e di terrorismo islamico, ma è bene ogni volta ricordare chi e cosa ci sia dietro a questi movimenti terroristici che si rifanno ad Al Qaeda.
Chi minaccia veramente Israele?
Nel mondo islamico ci sarebbe solo l’imbarazzo della scelta, ma se vogliamo parlare di minaccia imminente non possiamo non parlare di Iran e dei suoi lunghi tentacoli che si spingono fino al Sinai, a Gaza per debordare in Libano e in Siria. L’alleanza di comodo con i gruppi sunniti stabilisce una zona franca dove sunniti e sciiti collaborano insieme contro Israele mentre magari a pochi chilometri di distanza si massacrano (vedi Siria). E francamente non mi stupirei se anche in Siria si arrivasse a un accordo proprio in configurazione anti-israeliana, che poi in fondo è l’unico argomento che possa legare questi due mondi islamici che si odiano così tanto. Non è un caso che proprio Israele si sia fermamente opposta alla partecipazione dell’Iran ai colloqui di pace sulla Siria.
Il dilemma siriano
Un esercito di 35.000 salfiti in Siria è senza dubbio un enorme rischio per tutta la regione e non solo per Israele. Quindi anche il ragionamento fatto dal Ministero della Difesa israeliano su un eventuale intervento israeliano in Siria mirato proprio a colpire i gruppi salfiti non è campato in aria, ma ci sono due rischi da non sottovalutare. Il primo è di favorire Assad e quindi l’Iran. Il secondo è proprio quello di compattare sciiti e sunniti contro Israele, fatto questo che chiuderebbe il cerchio del lungo lavoro iraniano. Insomma, comunque Israele si muova in Siria rischia di fare un favore agli Ayatollah. E’ un vero e proprio dilemma perché è altrettanto chiaro che Israele non può rimanere semplicemente alla finestra come purtroppo stanno facendo le potenze mondiali a partire dagli Stati Uniti.
E mentre anche oggi le potenze mondiali sono riunite a Monaco di Baviera per parlare principalmente della ininfluente questione palestinese, Israele deve affrontare rischi esistenziali ben più gravi e imminenti . Che si chiamino Al Qaeda, salafismo o Iran poco cambia.
Adrian Niscemi