Non era mai successo che un Ministro della Giustizia insultasse la Magistratura. Non era mai successo nemmeno che un Ministro qualsiasi tirasse la sua tessera parlamentare sui banchi dell’opposizione in aperto sfregio al Parlamento. Ma l’ultima trovata di Alfano le passa davvero tutte: chiamare il popolo berlusconiano in piazza per manifestare contro la magistratura.

La scusa è quella di proteggere la riforma punitiva verso i magistrati studiata per proteggere Berlusconi dai processi, in effetti è una chiamata alle armi contro i magistrati e contro il sistema della magistratura italiana, lo stesso che proprio Alfano dovrebbe difendere e rappresentare.

Capite che la cosa non è assolutamente accettabile perché il messaggio che passa è quello di uno scontro aperto tra l’istituzione politica e l’istituzione della Magistratura. Non si tratta di difendere o condannare una riforma che in effetti è una contro-riforma, si tratta invece di superare il limite della decenza al solo scopo di proteggere una sola persona, Berlusconi, dai processi e dalle più che probabili condanne. Nella riforma di Alfano non c’è niente che vada a proteggere gli interessi dei cittadini, NIENTE. C’è invece la volontà, chiara e lampante, di colpire i magistrati rei, secondo Alfano, di fare il proprio dovere.

Per difendere questa riforma, francamente indifendibile, ieri Alfano ha minacciato di scendere in piazza. E’ chiaro che l’ordine arriva dall’alto e che il fido Angelino ha immediatamente obbedito andando persino contro il suo ruolo costituzionale. E pensare che solo due giorni fa al Presidente della Repubblica, giustamente allarmato della situazione, i capigruppo del PDL avevano promesso di abbassare i toni.

Mi sembra quindi logico, dopo gli insulti alla Magistratura, dopo il lancio del tesserino parlamentare e dopo questa “chiamata alle armi” contro i magistrati, chiedere le immediate dimissioni del Ministro della Giustizia, Angelino Alfano. C’è da chiedersi, tuttalpiù,  come mai nessuno delle opposizioni le abbia già chieste visto che i fatti di cui il Ministro della Giustizia si è reso responsabile sono di una gravità inaudita. L’impressione, purtroppo, è sempre quella: in Italia non c’è una opposizione degna di questo nome, nemmeno quando si tratta di fatti di tale gravità. Davvero desolante.

Brigitta Donati