C’è fermento all’interno di Hamas. L’ala militare guidata dal redivivo Mohammed Deif, scampato all’attacco aereo che lo avrebbe dovuto uccidere, accusa la cosiddetta “ala politica” di Hamas di debolezza verso il nemico, Israele, e di non aver deciso il grande attacco terroristico previsto per il capodanno ebraico prima che gli israeliani in occasione dell’ultima guerra di Gaza scoprissero l’ampia rete di tunnel rendendo vani anni di preparazione.
Mohammed Deif sostiene la teoria dello scontro totale con Israele e per questo spinge per un accordo con l’Iran al fine di ottenere armi e denaro, mentre l’ala politica di Hamas tende a rafforzare i legami con i Paesi arabi del Golfo, in primis con l’Arabia Saudita, cioè il principale antagonista dell’Iran nel mondo islamico.
A peggiorare tutto questo sono arrivate le indiscrezioni di stampa che vorrebbero in essere una trattativa tra Hamas e il Governo israeliano per una tregua di lunghissimo termine (si parla di 5/10 anni) indiscrezioni che però non trovano nessuna conferma in Israele.
Mentre la popolazione di Gaza aspetta ancora la ricostruzione della case, Mohammed Deif vorrebbe mettere la ricostruzione in secondo piano dando la precedenza a quella dei tunnel del terrore e al riarmo di Hamas. Una politica che si scontra con quella che vorrebbe privilegiare il benessere della popolazione al rafforzamento bellico. Non che lo sforzo di Hamas per ricostruire i tunnel del terrore sia minimo. Secondo fonti di intelligence il gruppo terrorista palestinese starebbe impiegando circa 1.000 uomini nei tunnel, ma a Mohammed Deif non bastano e ne vorrebbe di più.
Secondo diverse informazioni sarebbero questi i motivi principali che hanno scatenato una tensione fortissima tra l’ala militare e quella politica di Hamas, ammesso che ci sia una differenza tra le due e che non sia solo una guerra tra bande. Mentre i primi vorrebbero una guerra totale con l’apertura anche di un fronte nel Sinai, i secondi sono molto più prudenti e alla spasmodica ricerca di alleati nel mondo arabo che sembra schierato al fianco del Presidente egiziano Al-Sisi il quale ha dichiarato guerra al gruppo terrorista che tiene in ostaggio la Striscia di Gaza. Realpolitik o guerra totale? E’ questo il dilemma di Hamas.
[glyphicon type=”user”] Scritto da Sarah F.
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