Per comprendere quanto Putin sia poco amico di Israele e, al contrario, sia complice dell’Iran dobbiamo andare a vedere due rapporti pubblicati dal Jerusalem Post e una notizia di agenzia delle ultime ore passate più o meno sotto silenzio sui media occidentali nonostante la loro importanza.
Partiamo da quanto pubblicato dal Jerusalem Post. Il primo è forse più allarmante rapporto riguarda la costruzione di una fabbrica per missili a lungo raggio in Siria da parte degli iraniani. Secondo il quotidiano israeliano, che riprende un servizio televisivo, un satellite israeliano avrebbe individuato in Siria un sito dove gli iraniani stanno costruendo una struttura per la costruzione di missili a lungo raggio. Quello che però il Jerusalem Post non dice è che gli iraniani non potrebbero costruire nulla del genere in Siria senza l’assenso (quantomeno tacito) di Putin.
Il secondo allarmante rapporto del Jerusalem Post riguarda invece la collaborazione tra la Russia e l’Iran al fine di eludere la risoluzione ONU 2231 la quale in sostanza vieta il commercio di armi con l’Iran. Secondo il rapporto del JP la Russia di Putin starebbe trasportando sistemi d’arma iraniani in Russia per revisionarli e aggiornarli in quello che le inteligence occidentali hanno definito “un nuovo canale di contrabbando di armi con l’Iran”.
La terza notizia è invece una news d’agenzia che in poche righe racchiude e mostra la strategia di Putin in Medio Oriente che è quella di formare un asse con la Turchia e l’Iran. La notizia, apparentemente solo di carattere economico, riguarda un accordo tra la Russia, la Turchia e l’Iran per la trivellazione di gas e petrolio per un valore di sette miliardi di dollari. In realtà non è solo una notizia di carattere economico ma ci mostra come ormai la Russia di Putin sia apertamente schierata con il nuovo asse del terrore formato da Turchia, Iran e Qatar.
In criminologia si dice che tre indizi fanno una prova. Ma fossero solo questi gli indizi della complicità tra la Russia di Putin e gli Ayatollah iraniani. Solo pochi giorni fa Mosca aveva lanciato un durissimo monito a Israele affinché non conducesse più raid in Siria. La scusa è quella di “non compromettere l’accordo di de-escalation in Siria”, in realtà è uno stop delle operazioni israeliane volte a impedire la consegna di armi avanzate dall’Iran a Hezbollah.
Non so davvero cos’altro serve a chi, tra i sostenitori di Israele, vede in Putin un amico dello Stato Ebraico e addirittura uno che lotta contro l’estremismo islamico. Come si fa a sostenere una cosa del genere quando nelle ultime settimane è diventato palese che a Putin di Israele e delle sue ragioni non importa nulla ma che, al contrario, sta stringendo alleanze sempre più forti con i nemici di Israele e con i maggiori sostenitori dell’estremismo islamico.