Ma guarda che sorpresa, Amnesty International si è accorta del Venezuela e della grave situazione che vive il paese sudamericano a causa di un regime fascio-comunista che da anni (non da ieri) opprime il popolo e nonostante le immense ricchezze di cui dispone lo ha ridotto letteralmente alla fame.
L’appello lanciato da Amnesty International, che a dire il vero appare parecchio flebile e riduttivo e del quale non se ne capiscono le finalità, non cita né i morti nelle proteste né tanto meno cita le crudeltà delle milizie della morte di Maduro, spesso milizie straniere che sostengono il regime solo perché permette loro di portare avanti le peggiori attività criminali. In compenso parla genericamente di «crisi sociale e politica in Venezuela». Alla faccia della crisi sociale e politica. Mancano i generi alimentari di prima necessità, mancano i farmaci, l’80% della popolazione è letteralmente alla fame, negli scontri ci sono quotidianamente morti e feriti, gli arresti da parte del regime sono nell’ordine delle migliaia di unità e Amnesty International parla di «crisi sociale e politica»? Ma quale crisi? Il Venezuela è un paese al collasso sull’orlo della guerra civile governato da un regime sanguinario che non ha nulla a che vedere con i termini “sociale” e “politico”. Un regime che ordina ai blindati di passare sopra la folla (vedi video a fine articolo) e di sparare ad altezza d’uomo. Che senso ha parlare di «crisi sociale e politica»? Perché Amnesty International non parla apertamente di strage?
Mi sono andato a rivedere l’ultimo rapporto di Amnesty International sul Venezuela e mi sono reso conto di quanto la più grande e importante organizzazione mondiale per la difesa dei Diritti Umani sia approssimativa sulla drammatica situazione del paese. Sembra quasi che Amnesty International non voglia parlare delle cose più gravi che succedono in Venezuela ormai da anni e francamente mi sfugge il motivo di questo atteggiamento. Per esempio, perché non fare nessun riferimento alle organizzazioni straniere presenti nel territorio venezuelano e coperte dal regime? Perché non evidenziare che il vicepresidente del Venezuela, Tareck El Aissami, è un uomo di Hezbollah e quindi legato direttamente all’Iran? Perché non parlare dei passaporti e delle armi fornite dal regime di Maduro ai terroristi islamici, il tutto mentre nel paese non si trovano nemmeno le medicine per le malattie più elementari e si è costretti addirittura a chiedere l’intervento dell’Onu per avere almeno i farmaci per gli ospedali?
Perché Amnesty International è così prudente sul Venezuela? Perché proprio ora che la più grande organizzazione al mondo per la difesa dei Diritti Umani sarebbe fondamentale nella denuncia delle tante malefatte di Maduro essa se ne tira fuori (o quasi)? Non basta certo un appellino smilzo come quello fatto nelle ore scorse a salvarsi la faccia.
Visto che la voce di Amnesty International è molto importante e ascoltata si prenda quella responsabilità che il ruolo che riveste gli impone. Amnesty International abbandoni la prudenza (che per altro non usa in altri contesti) e chieda apertamente la rimozione di Nicolas Maduro denunciando la strage di civili in Venezuela. Amnesty non può tenere i piedi su due staffe.