E’ molto interessante quanto emerge dallo studio Fieg «La stampa in Italia 2009-2011». Secondo il rapporto l’informazione sul web è cresciuta del 50% in tre anni, cioè il 50% in più di lettori di giornali preferisce informarsi attraverso internet.
I dati: tra il 2009 e il 2011, il numero complessivo di utenti attivi sul web in un giorno medio è passato da 10,4 a 13,1 milioni, con un incremento del 26%. Parallelamente il numero degli utenti di siti web di quotidiani in un giorno medio è passato da 4 a 6 milioni, con un incremento del 50%. E’ interessante notare come si parli di “soli” sei milioni di utenti per i quotidiani online a fronte di 13,1 milioni di navigatori. Quei 7,1 milioni di utenti internet evidentemente si informa fuori dal circolo dei quotidiani online che in genere non vengono aggiornati con frequenza e spesso riportano solo notizie di agenzia o vecchie di diverse ore, quando invece la rete è in grado di sfornare notizie a getto continuo.
Il ruolo dei blog: una larga parte di quei 7,1 milioni di navigatori che non si informa sui quotidiani online (ma anche una parte di quelli che sui giornali online ci vanno) preferiscono quindi informarsi diversamente. E qui entrano in gioco i blog, a volte dei veri e propri siti di informazione online anche se spesso indirizzati su specifiche tematiche e meno generalisti di quanto possano essere i quotidiani online. E’ una nuova forma di giornalismo libero che spesso informa più degli stessi giornali diventando addirittura fonte di informazione per le stesse testate giornalistiche. Ci sono blog che fanno più ingressi di importanti testate giornalistiche online.
La paura della casta politica e della lobby dei giornalisti: e qui iniziano i problemi perché i blog fanno paura. Informano senza avere alle spalle una redazione che ne “indirizza” la linea editoriale, lo fanno gratuitamente e spesso meglio dei giornali online. Non sono soggetti alle restrizioni della “stampa ufficiale” (anche se le querele volano) e quindi trattano gli argomenti in maniera più netta e incisiva, meno diplomatica. I politici non possono controllarli mentre i giornalisti (quelli veri) non riescono a tenere il passo con l’enorme flusso di notizie che il web mette a disposizione degli internauti. E così, la casta politica si ritrova spesso ad essere sotto attacco senza avere il potere di censurare questo tipo di “nuova informazione”, mentre i giornali perdono milioni con le edizioni cartacee (-2,2% le entrate da vendita e addirittura -5,7% le entrate pubblicitarie).
Un freno ai blog: cosa cova esattamente sotto la cenere non si sa, ma qualcosa cova. Il Parlamento ogni tanto ritira fuori la “norma ammazza-blog” (l’ultima volta solo pochi giorni fa) e anche i giornalisti non stanno a vedere e chiedono a gran voce di regolamentare l’informazione sul web in maniera più rigida. Poco tempo fa l’ordine dei giornalisti ha denunciato una web TV per “abuso della professione” mentre lo scorso anno era stato un blogger a essere condannato per “stampa clandestina”. E’ chiaro che gli appigli legali ci sono a partire dalle querele, ecco perché bisognerebbe fare in modo che i blog possano continuare a informare senza che gli venga messo un bavaglio. Trovare quindi un sano equilibrio tra informazione professionale e blog sarà la prossima sfida del web, perché non si può certo fare a meno di questo grandissimo mezzo di informazione.
Bianca B.
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