“A me è stato detto che bisognava votare tutti Berlusconi perché mi è stato detto che solo lui ci può salvare”. A pronunciare questa frase è stato il pentito di mafia Salvatore Grigoli, sentito nell’ambito del processo che si sta celebrando a Firenze nei confronti di Francesco Tagliavia (già ergastolano) per le stragi mafiose degli anni 90.
Secondo la ricostruzione fatta in aula, i boss siciliani avrebbero ordinato di votare per Berlusconi in quanto l’attuale Premier, in caso di elezione, aveva promesso loro di abolire il carcere duro. Nella sua ricostruzione Grigoli tira in ballo anche Dell’Utri. “Io so, è risaputo che con la politica si andava a braccio. Io so, siccome io di politica non ne capivo nulla e non mi interessava, che ci fu in quel periodo un muoversi per la politica, si doveva fare un partito politico, furono fatti addirittura dei congressi e abbiamo invitato persone a fare confusione in alberghi dove si doveva creare un partito che si doveva chiamare Sicilia Libera“, ha detto ancora il pentito, precisando che tale partito “doveva essere composto da gente se non di Cosa Nostra almeno molto vicino a Cosa Nostra“.
Poi quel partito non venne costituito e Grigoli chiese spiegazioni a Mangano: “Parlai di politica con Nino Mangano e mi disse che i picciotti, che erano i Graviano avevano in mano un personaggio, all’epoca non mi diceva nulla oggi mi dice qualcosa, si chiama Dell’Utri“.
Con le stesse accuse Berlusconi era stato già tirato in ballo dal pentito Gaspare Spatuzza, giudicato però poco attendibile. Sull’attendibilità di Salvatore Grigoli non ci sarebbero invece dubbi di sorta il che fa supporre che presto la procura fiorentina potrebbe “approfondire” le rivelazioni fatte contro l’attuale Premier, rivelazioni gravissime che oscurano qualsiasi altro reato, seppur schifoso, di cui sia accusato Berlusconi.
Inutile dire che Silvio Berlusconi nega ogni addebito e che parla di “cospirazione politica contro di lui”, ma resta il fatto che anche in questo caso dovrà chiarire la propria posizione davanti ai giudici a meno che, anche in questa occasione, metta in dubbio la competenza territoriale o che si inventi qualche altra storia.
Da notare come paradossalmente questa notizia, gravissima, non ha avuto il risalto che si sarebbe meritata proprio a causa dell’impatto mediatico dell’affaire Ruby che sembra catalizzare l’attenzione dei media e non solo.
Carlotta Visentin