Spiace constatare che il fanatico boicottaggio di Israele portato avanti dal BDS abbia contagiato anche le università italiane, anche se era prevedibile che prima o poi qualche “intellettuale” italiano in cerca di visibilità avrebbe usato il boicottaggio di Israele come arma per uscire dall’anonimato.
E’ il caso dell’appello firmato da 168 accademici di diverse università italiane aderenti alla “campagna italiana per la revoca degli accordi con il Technion”, un appello intriso di odio e luoghi comuni tipici proprio del BDS di cui probabilmente questo “movimento intellettuale” fa parte.
In sostanza questi 168 accademici si dicono «profondamente turbati dalla collaborazione tra l’Istituto israeliano di tecnologia “Technion” e alcune università italiane, tra cui il Politecnico di Milano, il Politecnico di Torino, l’Università di Cagliari (medicina), l’Università di Firenze (medicina), l’Università di Perugia, l’Università di Roma “Tor Vergata” e “Roma3”, l’Università Torino».
I motivi di questo “profondo turbamento”? Il Technion sarebbe colpevole di collaborare alla ricerca militare e allo sviluppo delle armi «usate dall’esercito israeliano contro la popolazione palestinese, fornendo un indiscutibile sostegno all’occupazione militare e alla colonizzazione della Palestina».
Già i termini usati quali “occupazione” e “colonizzazione” rimandano al BDS, cioè a un movimento basato esclusivamente sull’odio verso Israele e sull’antisemitismo che, come ricorda il suo ideologo, il professor As’ad Abu, nasce con l’obiettivo di distruggere Israele
«Il vero obiettivo del Movimento BDS è abbattere lo Stato di Israele…Questo dovrebbe essere indicato come obiettivo inequivocabile. Non ci dovrebbe essere alcun equivoco riguardo a questo argomento. Giustizia e libertà per il popolo palestinese sono incompatibili con l’esistenza di Israele» proff. As’ad Abu
Ma a colpire in modo particolare è l’affermazione secondo la quale «l’istituto svolge una vasta gamma di ricerche in tecnologie e armi utilizzate per opprimere e attaccare i palestinesi». A parte la genericità della affermazione e la totale mancanza di prove di quanto affermato, il fatto che un istituto di ricerca di qualsiasi Paese svolga ricerche per la difesa della propria nazione è un titolo di merito non di demerito. In qualsiasi altro Paese del mondo sarebbe così, ma secondo questi “accademici” per Israele questo non deve valere. E i cosiddetti palestinesi non vengono né “oppressi” ne “attaccati”, piuttosto è il contrario come dimostra lo stillicidio di attentati contro cittadini israeliani visto negli ultimi mesi. Come al solito si cerca di capovolgere le carte in tavola e di far passare i carnefici per vittime. Difesa quindi, non attacco od oppressione.
Non mi dilungo oltre nell’analisi di questo “appello” chiaramente in malafede (sopra ho messo i link così che ognuno possa leggerlo e valutarlo), quello su cui invece mi voglio soffermare è il chiaro nesso tra questa fantomatica “campagna italiana per la revoca degli accordi con il Technion” e il Movimento BDS. E’ chiaro che stiamo parlando della stessa cosa, cioè di un movimento che lavora per la guerra e non per la pace, un movimento che appoggia apertamente il terrorismo. Che accademici italiani si prestino a questa vera e propria porcata antisemita lascia letteralmente basiti.
Scritto da Maurizia De Groot Vos