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Chi proteggerà l’Iraq dall’Iran?

3 Gennaio 2023 by redazione

Di Salem AlKetbi – Secondo quanto riferito dalla Guida Suprema iraniana Ali Khamenei, durante un incontro a Teheran con il Primo Ministro iracheno Mohammad Shia Al Sudani, il Grande Ayatollah avrebbe detto che «l’Iran è pronto a proteggere l’Iraq da coloro che vogliono destabilizzare la sua sicurezza e stabilità». L’Iraq è «il miglior Paese arabo della regione in termini di risorse naturali e umane e di patrimonio culturale, storico e di civiltà», ha poi affermato.

Questa affermazione è di per sé sorprendente. L’Iraq non ha bisogno di Khamenei che promette protezione da coloro che vogliono destabilizzare la sua sicurezza e stabilità. Vuole invece che il leader iraniano si impegni a impedire che la mano del suo Paese danneggi l’Iraq e ne violi la sovranità nazionale.

L’Iraq non vuole certo che i suoi vicini lo proteggano. Vuole solo che tengano le mani lontane da lui; devono attenersi al principio del buon vicinato. Questi fatti non sono estranei alla Guida Suprema e ai suoi compagni mullah.

Ma il regime iraniano è assuefatto alla mendacia e all’inganno fino a credere a se stesso. Crede che le sue bugie possano essere comprate da altri. Tutti sanno chi sta manomettendo la sicurezza dell’Iraq e minando la sua sicurezza e stabilità.

Chi se non l’Iran ha interesse a mantenere paralizzato questo grande Paese arabo senza la possibilità di recuperare la sua forza economica e la sua capacità di sviluppo? È in gioco anche la sua influenza strategica. L’Iraq, infatti, insieme allo Yemen, è l’attore regionale più colpito dalla politica egemonica espansionistica dell’Iran.

Questo ex Paese arabo sta pagando a caro prezzo l’espansione settaria iraniana nel corpo iracheno e i segni e gli indicatori di questa espansione non sono un segreto per nessuno, sia nel conflitto politico settario, sia tra sciiti e sunniti, sia tra i principali partiti sciiti del Paese.

La posizione iraniana, che cerca di suggerire un sostegno alla stabilità irachena, si inserisce nel contesto di una mozione di Amir Saeed Irvani, rappresentante dell’Iran presso le Nazioni Unite. In essa, egli invita il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite a condannare gli attacchi di Israele alla Siria come una violazione del diritto internazionale, del diritto umanitario e della Carta delle Nazioni Unite.

È come se pensasse che gli attacchi israeliani in Siria siano soggetti a un diritto internazionale diverso rispetto agli attacchi e alle violazioni iraniane in Iraq. La lezione di principio impartita dall’inviato iraniano alle Nazioni Unite in difesa della Siria è la stessa che dovrebbe essere impartita ai responsabili di Teheran.

La Siria, a cui è stato concesso il diritto di difendersi in conformità alle convenzioni internazionali, si trova in una posizione simile a quella dell’Iraq, la cui sovranità è stata ripetutamente violata dall’Iran.

Entrambi i principali Paesi arabi soffrono degli stessi problemi e delle stesse violazioni, ma un punto molto importante è che gli attacchi israeliani in Siria prendono di mira entità iraniane o filo-iraniane che Israele considera una minaccia. In altre parole, è l’Iran che lancia la minaccia e cerca di sviarla sostenendo di difendere gli altri.

La Siria non è in grado da sola di tenere efficacemente le milizie filo-iraniane fuori dal proprio territorio per ragioni molto complesse, almeno al momento e nelle circostanze attuali, mentre l’Iraq è impegnato a proteggere il proprio confine con l’Iran e a prevenire qualsiasi minaccia all’Iran dal territorio iracheno.

Israele, proteggendo se stesso, sta di fatto contribuendo a preservare la sovranità siriana dall’Iran.

La sicurezza e la stabilità nel nord della Siria possono essere raggiunte solo preservando la sovranità, l’integrità territoriale e il rispetto della sua statualità. Israele, proteggendo se stesso, sta di fatto contribuendo a preservare la sovranità siriana dall’Iran. Il diritto a quanto sopra vale anche per l’Iraq e per tutti gli altri Paesi. Perché l’Iran stesso non comincia a rispettare questi principi, a togliere le mani dall’Iraq e a conformarsi a ciò che gli altri chiedono?

Questo dibattito ci ricorda che i principi sono indivisibili; la credibilità si ottiene comprendendoli, applicandoli e seguendoli pienamente senza violarli da una parte e pretenderli dall’altra.

Ma è drammaticamente ironico quando una entità regionale come l’Iran pratica ogni tipo di violazione della sovranità altrui mentre si concede il diritto di amministrazione fiduciaria, vestendosi di innocenza e chiedendo la condanna di pratiche che esso stesso pratica in altri Paesi. La leadership irachena è pienamente consapevole della realtà di ciò che l’Iran sta facendo al proprio Paese.

Ma è inevitabile che continui a collaborare con il regime dei mullah. È il vicino malvagio di cui hanno bisogno. Il male minore per l’Iraq è cercare di contenere o almeno limitare e mitigare l’interferenza iraniana nei suoi affari interni.

Lo scenario appare molto difficile e dipende in ultima analisi dalla misura in cui è coerente con gli interessi, gli obiettivi e i piani iraniani. Ma gli interessi dell’Iraq richiedono ulteriori tentativi e sforzi in questa direzione.

Riguardo l’autore Salem AlKetbi è un analista politico degli Emirati Arabi Uniti

Archiviato in:Medio Oriente, Opinioni Contrassegnato con: iran, iraq, israele, siria

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