Come è stato implementato il piano dei cercapersone esplosivi

By Paola P. Goldberger - Analista senior

Ormai sembra appurato con relativa certezza che i cercapersone esplosivi deflagrati simultaneamente ieri in Libano erano stati manomessi alla fonte con l’inserimento di una piccola carica esplosiva e un ricevitore di avanzatissima tecnologia.

A vendere i cercapersone a Hezbollah sembrerebbe essere stata una società con sede a Taiwan, la Gold Apollo, che secondo alcune fonti li avrebbe inviati direttamente in Libano e non in Iran come si vociferava ieri.

La maggior parte erano modelli AR924 dell’azienda, anche se nella spedizione erano inclusi anche altri tre modelli Gold Apollo.

All’interno di ogni cercapersona è stata impiantata una carica esplosiva di circa 5 grammi, impercettibile. Accanto ad essa un ricevitore altamente tecnologico che funzionava da detonatore. Prima di esplodere i cercapersone hanno emesso un segnale sonoro di circa 10 secondi così da far credere che ci fosse un messaggio in arrivo dai vertici di Hezbollah e spingere così l’ignaro terrorista a prendere il cercapersona in mano.

«Questi cercapersone sono stati probabilmente modificati in qualche modo per causare questo tipo di esplosioni: le dimensioni e la forza dell’esplosione indicano che non è stata solo la batteria», ha affermato Mikko Hypponen, specialista di ricerca presso la società di software WithSecure e consulente per la criminalità informatica dell’Europol.

Keren Elazari, analista israeliana di sicurezza informatica e ricercatrice presso l’Università di Tel Aviv, ha affermato che gli attacchi hanno preso di mira Hezbollah proprio nel punto in cui era più vulnerabile.

Secondo alcuni esperti di sicurezza, all’inizio di quest’anno il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha limitato severamente l’uso dei cellulari, che riteneva sempre più vulnerabili alla sorveglianza israeliana.

«Questo attacco li ha colpiti nel loro tallone d’Achille perché ha eliminato un mezzo di comunicazione centrale per i terroristi», ha detto Elazari. «Abbiamo già visto questi tipi di dispositivi, cercapersone, presi di mira in precedenza, ma non in un attacco così sofisticato».

Anche il sistema di gestione della sicurezza delle Nazioni Unite ha consigliato al personale in Libano di spegnere i propri dispositivi VHF (altissima frequenza) e di rimuovere tutte le batterie fino a nuovo avviso, interrompendo temporaneamente la rete radio dell’agenzia.

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Esperta di intelligence. Vive e lavora in Israele nel settore della difesa