In questi giorni in cui il processo iniziato lo scorso maggio contro la Banca Centrale iraniana che si svolge in Baharain sta entrando nel vivo, si torna a parlare della possibilità di inasprire le sanzioni a Teheran piuttosto che alleviarle con un nuovo accordo sul nucleare.
Il processo in Baharain
Lo scorso maggio il pubblico ministero generale del Baharain aveva messo sotto accusa 13 banche, tra cui la Banca centrale iraniana, per riciclaggio di denaro e altre “pratiche bancarie illegali” effettuate tra il 2008 e il 2012 con l’obiettivo di eludere le sanzioni contro Teheran.
Dopo approfondite indagini, i pubblici ministeri avevano scoperto che i dipendenti della Future Bank agenzia del Baharain, che è risultata essere stata coinvolta in «violazioni sistematiche e diffuse della legge bancaria del Baharain», avrebbero lavorato con funzionari bancari iraniani per trasferire oltre 1,3 miliardi di dollari attraverso un’alternativa non regolamentata dal sistema.
Secondo l’accusa i trasferimenti sono stati effettuati «con l’obiettivo di nascondere la fonte e il movimento di fondi a vantaggio delle banche iraniane al fine di eludere le sanzioni internazionali e le restrizioni alle transazioni imposte contro le entità iraniane».
In questo modo le banche coinvolte non solo hanno aggirato le sanzioni ma si sono rese colpevoli di finanziamento al terrorismo in quanto una buona parte di quei fondi sono finite a «entità iraniane o collegate all’Iran coinvolte in attacchi terroristici».
L’indagine è stata condotta dalla direzione delle indagini finanziarie presso il Ministero degli interni del Baharain, dalla Banca centrale del Baharain e da esperti internazionali indipendenti.
Le banche più coinvolte nello schema (sulle altre si sta ancora indagando) sono la Future Bank, la Bank Melli Iran, la Bank Saderat Iran e la Central Bank of Iran (banca centrale iraniana).
Perché è molto importante questa indagine?
Perché episodi avvenuti tra il 2008 e il 2012 sono così importanti? Prima di tutto perché svelano un sistema tuttora attuale attraverso il quale la Banca Centrale iraniana finanzia il terrorismo, le entità terroristiche come Hamas ed Hezbollah e probabilmente trasferisce fondi sui conti dei vertici iraniani aperti in paradisi fiscali.
In secondo luogo perché evidenzia come nel caso le sanzioni fossero attenuate, il denaro che tornerebbe in mano agli Ayatollah (miliardi di dollari) finirebbe o per finanziare il terrorismo o per arricchire ulteriormente la classe dirigente iraniana. Non andrebbe quindi ad alleviare le sofferenze della popolazione.
Infine, la Future Bank appare anche in diverse indagini aperte dall’FBI negli Stati Uniti nei confronti di Hezbollah e sembra essere l’anello di congiunzione tra le banche iraniane e i gruppi terroristici legati a Teheran.
L’Iran respinge le accuse
Ieri il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Saeed Khatibzadeh, ha respinto categoricamente le accuse e ha definito l’azione dell’Alta corte penale del Baharain come «teleguidata da potenze straniere»
Khatibzadeh ha affermato che «il processo giudiziario nei tribunali del Baharain contro la Banca centrale dell’Iran e le altre banche iraniane è così distorto che l’Iran non ha alcuna fonte ufficiale e affidabile per conoscere i dettagli dei casi, ad eccezione di alcune fonti dei media».
«Apparentemente, il tribunale del Bahrein è semplicemente l’esecutore degli ordini e delle decisioni prese altrove» ha affermato Saeed Khatibzadeh.