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Per la soluzione del conflitto in Siria si fa avanti l’idea di dividere il territorio siriano in tanti stati federali che abbiano una certa autonomia pur rimanendo nell’ottica di un Governo centrale. Di questo si starebbe discutendo a Ginevra sotto la supervisione di Staffan de Mistura.

La ripresa dei colloqui sul conflitto in Siria arriva proprio in coincidenza con il quinto anniversario dell’inizio della guerra civile che ha devastato il paese mediorientale e favorito l’ascesa dello Stato Islamico. Il problema è che, come spesso accade, le grandi potenze discutono senza fare i conti con l’oste, cioè con i principali attori del conflitto in Siria, Bashar al-Assad e l’opposizione moderata al regime, il primo sostenuto da Russia e Iran con la partecipazione dei terroristi di Hezbollah, i secondi sostenuti da Arabia Saudita e dai Paesi del Golfo in collaborazione con alcuni gruppi terroristici che hanno ben poco della cosiddetta “opposizione moderata”.

A Ginevra ci sono solo le grandi potenze a discutere mentre per ora non partecipano né i rappresentati di Assad, che però è rappresentato dalla Russia, né quelli della opposizione che però sono in parte rappresentati dagli Stati Uniti. Non ci sono nemmeno i rappresentati curdi che pure sono gli unici a combattere sul terreno lo Stato Islamico. Insomma, mancano i protagonisti.

La strana questione dello Stato Islamico

A parole tutti sostengono di voler combattere l’espansione dello Stato Islamico ma sul terreno gli unici a farlo sono i combattenti curdi. Assad, i russi e gli iraniani sono impegnati a combattere i cosiddetti ribelli moderati e non l’ISIS, i turchi bombardano i curdi e non lo Stato Islamico, gli americani effettuano incursioni aeree sulle postazioni dello Stato Islamico ma non lo scalfiscono. Infine gli arabi sostengono praticamente tutti i gruppi islamisti, compreso ISIS, più per contrastare gli interessi iraniani che per abbattere Assad. In definitiva tutti combattono contro tutti ma nessuno combatte veramente lo Stato Islamico. In questo contesto Staffan de Mistura vorrebbe creare uno Stato federale quando la maggioranza del territorio siriano è in mano allo Stato Islamico che però nessuno combatte veramente. Davvero strano.

Il punto critico è Assad

Per quanto riguarda sia il raggiungimento di un accordo di pace, qualsiasi accordo, che il mantenimento del fragile cessate il fuoco negoziato da USA e Russia un paio di settimane fa, il punto critico sembra essere sempre la presenza di Assad. Gli Stati Uniti e i loro alleati (compresi arabi e turchi) mettono come condizione irrinunciabile per un accordo di pace quello dell’allontanamento di Assad. Ufficialmente la Russia è fermamente contraria, ufficiosamente è possibilista. Chi invece non vuole assolutamente una Siria senza Assad sono gli iraniani e i loro alleati di Hezbollah. E’ questo il punto critico che blocca qualsiasi iniziativa, compresa quella di Staffan de Mistura rivolta a uno soluzione di tipo federale. Secondo un diplomatico dell’Onu che ha parlato a condizione di anonimato con la Reuters, la Russia sarebbe possibilista anche per la soluzione dello Stato federale a condizione che i confini rimangano intatti e che Mosca mantenga sotto il suo controllo le città chiave strategicamente importanti per i russi. Ma anche in questo caso la proposta trova la ferma opposizione degli iraniani e dei gruppi della opposizione “moderata” i quali riflettono la contrarietà dei sauditi e degli arabi. Insomma, nessuno a parte Staffan de Mistura, gli americani e i russi crede a una soluzione di tipo federalista.

E qui si ferma tutta la discussione sul conflitto in Siria e si torna di nuovo ad un punto morto. Gli interessi geo-strategici dei vari attori in campo hanno la meglio sul qualsiasi proposta di buon senso anche se bisogna dire che quella avanzata da Staffan de Mistura è effettivamente una proposta troppo generica e per nulla articolata oltre che di difficile realizzazione. Anzi, paradossalmente rischia di provocare un aumento della violenza in quanto spingerebbe le parti a cercare di conquistare più territorio possibile in modo di arrivare alla negoziazione dei confini degli Stati federati da una posizione di forza.

Il problema è che altre soluzioni non se ne vedono mentre lo Stato Islamico continua ad essere solo minimamente sollecitato dai pochi e poco incisivi attacchi americani. Sembra quasi che, a parte i curdi, nessuno abbia la reale volontà di attaccare lo Stato Islamico quasi che facesse comodo.

E in Siria si continua a morire. In cinque anni di conflitto la conta dei morti è impressionante (la cifra ufficiale è ferma da molto tempo a 250.000 ma alcuni dati parlano di oltre 300.000 morti) mentre ancora più impressionante è il numero degli sfollati che si attesta a quota 11 milioni. In Europa se ne stanno interessando adesso che gli sfollati siriani premono ai confini europei, ma il loro interesse non è quello di pacificare la Siria quanto piuttosto quello di fermare la marea umana. E Staffan de Mistura non sa più davvero che pesci prendere.

Scritto da Adrian Niscemi