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Congo RD – I ribelli congolesi del gruppo M23 hanno dichiarato ieri un cessate il fuoco unilaterale in attesa della ripresa dei negoziati di pace con il Governo congolese che si terranno nei prossimi giorni a Kampala, in Uganda.

La mossa, per niente scontata, alimenta le speranze per il raggiungimento di un accordo tra le milizie ribelli che da mesi mettono a ferro e fuoco l’est del Paese e il Governo congolese. Secondo un portavoce dei ribelli le trattative sarebbero a un punto cruciale e questo gesto di buona volontà dell’M23 dovrebbe servire a dar loro la spinta finale.

L’M23 chiede al governo di Kinshasa l’applicazione totale degli accordi presi il 23 marzo 2009, cioè l’assimilazione dei ribelli nell’esercito regolare della Repubblica Democratica del Congo, nuove elezioni presidenziali  sotto il controllo internazionale (le ultime sono state chiaramente infestate da massicci brogli), la soluzione dei problemi di sicurezza, azioni per il miglioramento delle condizioni sociali e una equa distribuzione delle ricchezze derivanti dallo sfruttamento delle risorse del Congo.

Il portavoce del Movimento M23, Colonnello Jean Marie Vianney Kazarama, ha avvertito la Comunità Internazionale che questa è l’ultima possibilità per il Governo Congolese di arrivare ad una pace effettiva. «Ci siamo ritirati da Goma – ha detto Jean Marie Vianney Kazarama – e abbiamo dichiarato un cessate il fuoco unilaterale, ora spetta al Governo Congolese mantenere gli impegni presi nel 2009».

A Kampala c’è un moderato ottimismo. Anonimi funzionari del Governo ugandese fanno sapere che la soluzione è molto vicina e che questa mossa dell’M23 costringe i negoziatori del Governo Congolese a fare un passo di avvicinamento verso le richieste dell’M23. Il Ministro della Difesa ugandese, Crispus Kiyonga, incontrerà oggi in maniera separata le due delegazioni per poi organizzare nei prossimi giorni incontri diretti che portino a un confronto costruttivo.

Nel frattempo la situazione umanitaria nell’Est del Congo rimane drammatica. I numerosi campi profughi non riescono a far fronte alle basilari esigenze della popolazione. I pozzi d’acqua sono quasi tutti contaminati e il colera è sempre dietro l’angolo. Secondo stime dell’ONU in soli quattro campi allestiti intorno alla città di Goma ci sono 20.700 profughi a fronte di una possibilità di accoglienza di 10.000. Un accordo di pace tra ribelli e Governo darebbe la possibilità alle ONG di intervenire in sicurezza e a tutta questa gente di rientrare nei loro villaggi.

Claudia Colombo