E così ci siamo. Oggi è il 150° compleanno dell’Italia unita e indivisibile, 150 anni di storia che sembrano 2.000 tante sono le cose successe in un lasso di tempo così breve. Parafrasando D’Azelio, dopo aver fatto l’Italia rimane però l’arduo compito di fare gli italiani e visto come stanno andando le cose non c’è da stare tranquilli.
Di certo quello attuale non è il Paese sognato da quei mille garibaldini che partirono dalla spiaggia di Quarto per sottrarre la nostra nazione al dominio straniero e riunificare un’Italia che aveva conosciuto l’unità solo ai tempi dei romani (e qui ci sarebbe di che discutere sull’età dell’Italia, ma questo e un altro discorso). Di certo se le mille camicie rosse potessero vedere l’Italia di oggi si chiederebbero chi gliela fatto fare di sacrificare la loro vita per arrivare a questo Paese che, in tutta la sua storia, non è mai stato così diviso, non è mai stato così malgovernato come oggi. Parafrasando sempre il buon e saggio Massimo D’Azelio, che ci vedeva davvero lungo, l’Italia attuale è rappresentata dalla sua celebre frase “in ogni genere e in ogni caso il governo debole è il peggiore di tutti”. Ecco, dopo 150 anni per rappresentare il nostro Paese siamo costretti a tirare fuori vecchi aforismi illuminanti e illuminati di oltre un secolo fa.
Disfattismo o realismo? E’ opinabile. Per molti il mio sarà disfattismo, per altri sarà realismo. Secondo me è un’analisi del momento attuale fatta con il coltello tra i denti e con un pizzico di rammarico per quello che l’Italia potrebbe essere, quella sognata dai nostri avi, e quello che purtroppo non è. L’Italia non è unita, l’Italia non è una democrazia compiuta in quanto non è uscita completamente dal fascismo, l’Italia non è nemmeno quel grande Paese che vogliamo credere che sia. Forse lo era qualche anno fa, ma l’attuale declino ci riporta agli albori della nostra civiltà. Se non ammettiamo questo ci comportiamo come quel dottore che riconosce la malattia ma non la cura negando l’evidenza.
Guardiamolo il nostro bel paese. Siamo governati da una coalizione dove da un lato c’è un signore che controlla la maggioranza dei media (cosa deleteria per qualsiasi democrazia), che è imputato di reati gravissimi e che governa esclusivamente pro domo suo lasciando il Paese all’abbandono. Con lui c’è un partitino dell’8%, la Lega Nord, che però si comporta come se avesse il 60% dei voti e tiene in ostaggio il paese con le sua smanie secessioniste. Basta vedere il loro comportamento durante questa festa nazionale. All’opposizione abbiamo diversi partiti che non riescono a fornire un minimo di alternativa al Governo “dell’uomo solo al comando”. Praticamente una opposizione inesistente. In questo contento il paese è allo sfacelo. Distrutto il patrimonio artistico, il più importante e imponente del mondo. Disintegrata la cultura. Demolite la scuola e la sanità. Come si può parlare di “un grande Paese”?
Siamo ridotti (e forse costretti) a interessarci del bunga bunga mentre il mondo intorno a noi va avanti e ci sono sommovimenti epocali. Cosa direbbe Garibaldi nel vedere tutto questo? Cosa direbbe Cavour, da grande statista qual era, nel vedere che da anni nel nostro paese gli statisti (specie se grandi) latitano? Cosa direbbero i garibaldini del nord (quasi tutti) nel vedere che i loro discendenti invece che lottare per un Paese unito parlano di Padania, un termine del tutto inventato e che non vuol dire niente, ma che fa tanto nordico con i suoi elmi nibelunghi e le sue feste popolari e populiste intrise di razzismo e di intransigenza?
Facciamo bene a ricordare che oggi è il 150° anniversario dell’Italia unita, ma faremmo meglio a fare qualcosa per unirla veramente questa povera Italia e, soprattutto, faremmo bene una volta per tutte a fare in modo di fare gli italiani, a liberarci dei pesi (a partire da questo Governo) che abbiamo ai piedi e che rallentano il nostro cammino verso quel grande Paese sognato dagli eroi garibaldini. Viva l’Italia.
Bianca B.