Come ho affermato in altre occasioni, la teoria dei due Stati per due popoli non mi ha mai convinto come soluzione per i problemi tra Israeliani e palestinesi. Tuttavia nemmeno la teoria del “grande Israele” è convincente, se non altro perché non trova nessun appiglio nel Diritto Internazionale.
Giusto per essere chiari, la teoria del Grande Israele (in ebraico Eretz Yisrael HaShlema, cioè “Terra d’Israele completa”) è un concetto ideologico e politico secondo cui lo Stato di Israele dovrebbe includere tutti i territori storicamente o biblicamente associati all’antico regno di Israele, ben oltre i confini internazionalmente riconosciuti oggi.
Ora, questa teoria nella sua interpretazione più radicale basata su alcuni passi della Torah (soprattutto nel libro della Genesi e di Giosuè), dove Dio promette ad Abramo e alla sua discendenza una vasta terra che va dal fiume d’Egitto (interpretato da alcuni come il Nilo) fino al fiume Eufrate (nell’odierno Iraq) include:
- Tutta la Cisgiordania
- Striscia di Gaza
- Parte del Libano meridionale
- Siria (alture del Golan e oltre)
- Giordania
- Parte dell’Egitto (Sinai)
- Iraq (nell’interpretazione più estesa)
Al giorno d’oggi solo una minuscola parte della popolazione ebraica crede e rivendica il Grande Israele con queste coordinate geografiche, una discreta parte però rivendica l’annessione delle Alture del Golan, della Cisgiordania e della Striscia di Gaza. Una sorta di Grande Israele ridotto.
Bene, ammettendo che per l’occupazione e l’annessione delle Alture del Golan vi siano importanti ragioni di sicurezza, ragion per cui quella parte di territorio fa di fatto già parte di Israele, per la Cisgiordania e per la Striscia di Gaza il discorso cambia.
Non credo a un popolo palestinese come non credo ad uno Stato palestinese, non fosse altro perché nemmeno gli stessi palestinesi ci credono né ci hanno mai creduto. Tuttavia per il Diritto Internazionale quelle terre non appartengono a Israele, né si possono tirare in ballo ragioni di sicurezza come per le Alture del Golan per occuparle.
Si dirà che da Gaza e dalla Cisgiordania arrivano attacchi contro Israele e che sia a Gaza che in Cisgiordania Hamas vive e prolifica e che quindi rappresentano un pericolo per lo Stato Ebraico. Ma potremmo dire la stessa cosa del Sud del Libano dove al posto di Hamas c’è Hezbollah che, per la cronaca, è ancora mille volte più pericoloso di Hamas. Eppure l’occupazione del sud del Libano è stata temporanea (o lo sarà).
Il fatto è che per Gaza e per la Cisgiordania questo Governo israeliano sembra avere mire diverse, sembra cioè mirare all’annessione, per Gaza sarebbe la ri-annessione. Lo può fare? NO, per il Diritto Internazionale non lo può fare, meno che meno attraverso una deportazione di massa indotta, come sembra essere quella in atto a Gaza.
Parliamoci chiaro, e lo dico da fervido sostenitore di Israele: quello che sta facendo Netanyahu a Gaza, se lo avesse fatto qualsiasi altro leader mondiale lo avremmo messo sulla graticola. Invece siamo stati così codardi da rimanere in silenzio mentre l’attuale governo israeliano pianificava e metteva in atto un crudele sistema volto a sfiancare la popolazione, prima ancora che Hamas che di certo non ha patito la fame e non teme di essere annientato.
È accanimento, non è caccia ad Hamas. Sono stati usati metodi russi sulla Striscia di Gaza ma Hamas non è stato sfiancato, né Hamas né i clan mafiosi difficilmente distinguibili dai terroristi che ancora oggi imperversano a Gaza controllando tutto.
Si ha l’impressione che ancora il governo israeliano non abbia un piano preciso né per eliminare Hamas né per recuperare gli ostaggi e che l’unico piano che abbia sia quello di far “defluire” la popolazione fuori dalla Striscia di Gaza, con ogni mezzo.
Netanyahu se ne sta altamente infischiando dell’isolamento in cui ha portato Israele e dei danni che sta facendo, mentre i suoi alleati che lo reggono al potere, fanno piani per il Grande Israele.
Per assurdo, tra i danni fatti da questa politica, c’è proprio quello che Netanyahu e i suoi alleati volevano evitare, la legittimazione del popolo palestinese, quella legittimazione frutto dei metodi russi usati a Gaza che, di fatto, impedisce proprio l’annessione della Striscia di Gaza che sognano Bezalel Smotrich e Itamar Ben-Gvir.

