E adesso ci aspettiamo dall’Onu, da Amnesty International, da Human Rights Watch, dall’Europa, dalla Mogherini, dal Consiglio per i Diritti Umani e da tutti quelli sempre pronti a sbraitare contro qualsiasi risposta israeliana al terrorismo (ma sempre pronti a tacere sulle vittime) una dura condanna per la sproporzionata risposta francese agli attacchi di Parigi.

Se l’Onu e tutti gli altri si scaldano per l’autodifesa israeliana non vediamo il motivo per cui non debbano fare altrettanto per l’autodifesa francese.

E’ semplice coerenza, se si parla di “risposta sproporzionata” quando Israele bombarda Hamas in risposta agli attacchi e agli attentati o quando poliziotti o militari israeliani sparano contro i terroristi, è logico aspettarsi la stessa cosa per la risposta francese agli attentati di Parigi. Non vorremmo che gli attentati che quotidianamente avvengono in Israele vengano considerati “attentati di serie B” o peggio “azioni di resistenza” perché allora lo stesso concetto potrebbe essere applicato anche agli attentati dell’ISIS. D’altra parte non c’è differenza tra il terrorismo palestinese e quello dello Stato Islamico. Ambedue rivendicano uno Stato che non c’è e inventato di sana pianta, ambedue usano il terrorismo per farlo, ambedue attaccano i civili in maniera indiscriminata, ambedue mirano a un califfato. Perché quindi condannare Israele e non la Francia.

Vorremmo sapere se la cosiddetta “comunità internazionale” applica con Israele il concetto di legittima difesa in maniera diversa di come lo applica con la Francia. Vorremmo sapere se un terrorista palestinese che uccide un civile israeliano sia diverso da un terrorista dell’ISIS che uccide un cittadino francese. Qualcuno ce lo deve spiegare, ci devono spiegare perché le vittime israeliane del terrorismo islamico dovrebbero essere diverse dalle vittime francesi dello stesso identico terrorismo islamico.

Scritto da Paola P.