E lo Stato Islamico se la ride

Come un anno fa i leader mondiali si riuniscono alla Assemblea Generale dell’Onu e proprio come un anno fa il tema principale sarà lo Stato Islamico, un tema che paradossalmente divide invece che unire. E a guadagnarci è ancora una volta Abu Bakr al-Baghdadi

E’ passato un anno da quando il Presidente Obama ha annunciato la formazione di una coalizione internazionale per combattere lo Stato Islamico. Nel frattempo, a parte poche vittorie da parte delle forze del Kurdistan, lo Stato Islamico ha consolidato la sua presenza sul territorio diventando sempre più una realtà fisica, territoriale, economica e persino diplomatica.

Parlare di fallimento della strategia americana è del tutto riduttivo. Se la questione non fosse così seria si potrebbe dire che Obama un anno fa aveva solo scherzato. I 500 milioni di dollari spesi per addestrare e armare i miliziani anti-ISIS per vederli poi passare con le fila di Al Qaeda sono solo uno dei tanti esempi che si potrebbero fare per definire quanto ridicola sia la politica della Casa Bianca. Ma il culmine si è toccato sabato quando Iran, Iraq e Russia hanno annunciato un coordinamento (per il momento solo a livello di intelligence) per combattere lo Stato Islamico in Iraq. Quello non è stato uno schiaffo a Obama, è stato il pugno del KO alla sua folle politica in Medio Oriente.

Questa settimana ci sarà l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e la questione sul tavolo sarà ancora lo Stato Islamico, solo che rispetto a un anno fa la situazione non solo non è cambiata, è peggiorata. In Siria si assiste a un “tutti contro tutti” dove l’unica certezza è paradossalmente proprio lo Stato Islamico perché sul fronte opposto la confusione regna sovrana. I russi vanno per conto loro insieme agli iraniani, gli americani non sanno più che pesci pigliare e adesso ci si sono messi anche i francesi a bombardare e considerando che ogni volta che lo fanno provocano solo danni (vedi la Libia) non è che la notizia sia poi così positiva. In Iraq l’unica certezza è che a combattere lo Stato Islamico ci sono i Peshmerga curdi, che però non vengono supportati. Per il resto anche qui è confusione totale con la Turchia interessata a colpire il PKK più che l’ISIS, l’Iran arroccata in difesa del sud del paese e dei campi petroliferi in territorio sciita e il nord sunnita del Paese, con tutti i suoi pozzi petroliferi, saldamente in mano allo Stato Islamico. La notizia, rispetto a un anno fa, è che grazie a Obama sia l’Iran che la Russia sono tornati ad essere prepotentemente (nel vero senso della parola) protagonisti assoluti in Medio Oriente. E non è che i Paesi Arabi siano messi tanto meglio. Colti di sorpresa dal suicidio diplomatico/strategico americano culminato con l’accordo sul nucleare iraniano, hanno più paura dell’Iran che dello Stato Islamico agendo quindi di conseguenza, cioè muovendosi più in configurazione anti-Iran piuttosto che anti-ISIS.

Israele fuori dalla mischia (ma fino a un certo punto)

Per ora, almeno per quanto riguarda lo Stato Islamico, Israele resta fuori dalla mischia. Ci sono timori di un attacco dal Sinai, ma anche per Israele il pericolo maggiore è rappresentato dalla presenza iraniana (e del suo proxy Hezbollah) in Siria e in particolare sul Golan. Per ora lo Stato Islamico è un pericolo remoto e anche i terroristi del ISIS si guardano bene di andare a stuzzicare gli israeliani. In realtà le responsabilità dello Stato Islamico per un eventuale coinvolgimento di Israele in tutta questa confusa situazione sono indirette e riguardano proprio la presenza iraniana in territorio siriano. Non si capisce perché ma l’Iran viene visto come l’unico in grado di fermare l’avanzata del ISIS quando in un anno sono riusciti a prendere solo schiaffi in faccia sui campi di battaglia. E non è che gli iraniani si siano proprio risparmiati specie per difendere il regime di Assad. Eppure non hanno fatto un solo passo avanti se non posizionarsi sul Golan, che poi forse era proprio quello che volevano.

Il Califfo se la ride di gusto

Come può sentirsi Abu Bakr al-Baghdadi in una situazione del genere se non esilarato? Ha messo tutti contro tutti. In un anno ha consolidato la sua posizione, ha convinto più di 35.000 combattenti stranieri ad andare a combattere per lui, ha l’approvazione e il sostegno quasi unanime del mondo islamico sunnita, ha portato dalla sua parte i maggiori gruppi terroristici che erano affigliati ad Al Qaeda, ma soprattutto ha creato e reso reale il vero sogno islamico, quello di un califfato globale. Cosa può pretendere di più? Chissà le risate che si farà in questa settimana nel vedere i leader mondiali sullo scranno dell’Assemblea Generale dell’Onu attaccare pubblicamente uniti e fattivamente divisi il suo Stato Islamico. E la mattanza può continuare.

Scritto da Lila C. Ashuryan