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Rights Reporter > Report e analisi > Erdogan contro l’occidente. I Tamarrod gli fanno paura
Report e analisi

Erdogan contro l’occidente. I Tamarrod gli fanno paura

By redazione Published 6 Luglio 2013

erdogan-vampiro

Erdogan scatenato contro l’occidente che, a suo dire, avrebbe avvallato la rivolta dei Tamarrod egiziani che ha deposto Mohammed Morsi. Il rais turco teme ripercussioni anche in Turchia e mette le mani avanti sostenendo la legittimità del regime della Fratellanza Musulmana.

Erdogan aveva già nelle scorse ore condannato l’intervento dell’esercito in Egitto al quale si era succeduta la deposizione di Mohamed Morsi, ma ieri è decisamente passato all’attacco alludendo alla situazione in Turchia e lanciando segnali minacciosi a destra e a manca.

«Non importa da dove vengano i colpi di stato – ha detto Erdogan ieri sera in un dichiarazione diffusa alla stampa – tutti i colpi di stato sono nemici della democrazia. Coloro che si affidano alle armi e al potere dei mezzi di comunicazione non possono costituire la democrazia che invece deriva dalle urne». Erdogan è uno di quelli che pensa che il voto a suo favore gli possa garantire il Diritto di diventare un dittatore. E’ lo stesso strano concetto di democrazia che aveva Morsi e che hanno altri regimi come quello iraniano quello russo di Putin e, appunto, quello turco.

Subito dopo il Saladino turco è passato all’attacco dell’occidente reo, secondo lui, di aver accettato il colpo di stato in Egitto e quindi di adottare un doppio standard democratico. «L’occidente ha fallito il test di sincerità – ha detto Erdogan aggiungendo che – la democrazia non accetta due pesi e due misure». Strane dichiarazioni per uno che dopo aver represso nel sangue una protesta pacifica è stato accolto a braccia aperte dai burocrati europei come fosse un campione di democrazia. Quello si che un doppio standard.

La realtà è che Erdogan teme che l’esercito turco, che per costituzione difende la laicità della Turchia, possa fare qualcosa di simile a quanto fatto da quello egiziano. Non per niente ha parlato di “quattro colpi di stato dell’esercito turco che hanno fatto perdere decenni alla Turchia” riferendosi alle altre volte in cui l’esercito turco è intervento per deporre personaggi autoritari come lo è lo stesso Erdogan e per difendere lo Stato laico.

Tutto il suo discorso è stato incentrato sui danni che può fare un colpo di stato dimenticando però di dire che quello egiziano è ben lungi dall’essere un vero e proprio putsch ma che è nato dalla legittima e pacifica protesta di milioni di persone. Erdogan teme che la stessa cosa possa avvenire in Turchia dove il Saldino turco è ormai considerato alla stregua di un dittatore islamico. Così mette le mani avanti e giustifica una eventuale prossima repressione violenta delle manifestazioni di dissenso con la difesa della democrazia. E lui, che critica la potenza dei media, non ha esitato a chiudere qualsiasi media a lui ostile in modo da avere il totale controllo su quello che il popolo turco deve sapere o non sapere. Insomma, la sua è una democrazia molto particolare, qualcosa di molto simile a una dittatura. E l’esempio egiziano pesa parecchio perché anche in Turchia c’è un movimento pacifico che contesta pesantemente Erdogan e se i Tamarrod hanno prevalso in Egitto con l’aiuto fondamentale dell’esercito non è detta che non lo possano fare anche in Turchia.

Noemi Cabitza

TAGGED: erdogan, tamarrod, turchia

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