Bossi arrabbiato con Berlusconi per i bombardamenti in Libia. Bossi che dice che l’Italia è una colonia francese. Sempre Bossi che si arrabbia con Berlusconi per aver “approvato” la vendita di Parmalat alla francese Lactalis.
Qualche burlone ieri ha parlato di crisi tra Bossi e Berlusconi e addirittura di crisi nella maggioranza. Tranquilli, non succederà niente, esattamente come le altre volte. Bossi è in mano a Berlusconi, anche se non sappiamo in che modo, e le sue sfuriate durano appena un giorno. Le sue minacce poi valgono come il due di coppe quando comanda spade. Vedrete che tra un paio di giorni anche Bossi sarà d’accordo che bombardare la Libia, genuflettersi alla Francia e svendere il patrimonio italiano è cosa buona e giusta, specie se a dirlo e Berlusconi.
In Sicilia le sparate di Bossi le definirebbero le uscite di un quaquaraquà qualunque, uno che dice una cosa il giorno prima e ne fa un’altra il giorno dopo. Intendiamoci, noi comprendiamo il povero Bossi. Lui non può muoversi senza il permesso del capo. Non può andare nemmeno in bagno segna chiedere a Berlusconi. Poi ogni tanto deve dimostrare alla sua gente che conta qualcosa e allora fa qualche sparata per poi rimettere velocemente la coda tra gambe e tornare buono buono all’ovile.
E allora prendete le sparate dei giornali di oggi (la Padania addirittura parla dell’ira di Umberto) con le dovute cautele. Bossi si rimetterà al suo posto, quello di un povero subalterno al regime che per paura di perdere la poltrona a Roma (o per qualcos’altro) digerisce di tutto finendo per passare da quaquaraquà piuttosto che da quello statista che vuol far credere. Di statisti e di politici di razza da quelle parti non ce ne sono e se ci sono vengono opportunamente silenziati.
Carlo Alberto Cecchini