Ieri sera si discuteva su che simbolo potesse raffigurare nel migliore dei modi un personaggio come Di Pietro. Ebbene lo abbiamo trovato: il ciuccio (il mulo). Testardo e ignorante, rappresenta benissimo l’ex magistrato prestato alla politica. Bravo nelle battute ma a livello zero se si parla di intelligenza politica.
Certo, è divertente quando va in TV e fa quelle battute al vetriolo. Persino condivisibile in alcune sue battaglie come quelle per i referendum sul nucleare o sulla legge elettorale. Ma quando si inizia veramente a parlare di politica il buon Di Pietro dimostra inesorabilmente tutti i suoi limiti.
E, purtroppo per Di Pietro, in questi giorni le battute stanno a zero mentre invece c’è bisogno di fare politica seria, di quella che conta. Quella da statisti non quella dei ciucci. Quella politica necessaria per tirare fuori il Paese dal pantano dove l’ha cacciato Berlusconi e la sua maggioranza. Qui non si parla di qualche poltrona politica. Qui si parla di fare cose serie che richiedono intelligenza e non ridicolo populismo da piazza.
Intendiamoci, nessuno si immaginava Di Pietro come uno statista. In fondo è solo una macchietta da contrapporre a quella di Berlusconi. Finito Berlusconi ecco che Di Pietro dimostra tutti i suoi limiti politici. Per questo è persino tenero vedere lo sconcerto dei suoi seguaci nel constatare come alla prova dei fatti lo “statista” sparisca, completamente soverchiato dal ciuccio.
Brigitta Donati