La Corte Penale Internazionale (CPI) dell’Aia ha deciso di riaprire per l’ennesima volta il caso della Mavi Marmara dopo che giusto un anno fa il Procuratore capo Fatou Bensouda aveva deciso di chiuderlo ritenendo che il caso non rientrasse nella giurisdizione della Corte Penale Internazionale.

A chiedere la riapertura del caso contro Israele è stato un gruppo di giudici della stessa Corte Penale Internazionale anche se non sono stati chiariti i motivi di questa davvero assurda richiesta.

Caso chiuso per ben due volte

La storia risale al lontano 2010 quando la cosiddetta Freedom Flotilla cercò di forzare il blocco navale israeliano su Gaza e durante questo tentativo a bordo della Mavi Marmara si scontrarono alcuni facinorosi turchi e militari israeliani saliti a bordo per fermare la nave. Negli scontri morirono otto “attivisti” turchi membri della IHH, una nota ONG turca con legami con la Jihad Globale.

L’incidente diede il via a una serie di eventi che misero sotto accusa Israele per la sua “risposta sproporzionata” e portarono alla rottura delle relazioni tra Israele e Turchia.

Tuttavia, nonostante una indagine dell’ONU che partorì un rapporto fortemente critico verso Israele a firma Jeffrey Palmer, venne stabilito che il blocco israeliano era legale e per ben due volte le accuse vennero archiviate dalla Corte Penale Internazionale.

Perché la Corte Penale Internazionale non indaga sulla IHH e sulla Turchia?

Le intelligence occidentali hanno prove certe dei legami tra la ONG turca IHH e la Jihad globale mentre appare chiaro che nel caso della Mavi Marmara si è trattato di una deliberata provocazione verso Israele. Ma nonostante questo nessuno ha mai indagato né sulla ONG turca né sul coinvolgimento della Turchia in questa provocazione.

Il delegato dell’Unione europea alla Convenzione internazionale per la repressione del finanziamento del terrorismo, Jean-Louis Burgier, ha affermato che la IHH è collegata alla rete terroristica globale.

Alcuni mesi dopo l’incidente della Mavi Marmara, membri dell’IHH si recarono a Teheran per incontrare il loro alleato, Mahmoud Ahmadinejad, allora presidente dell’Iran. Saleh Ozer, il leader dell’organizzazione, ha dichiarato: «siamo qui oggi con il desiderio e la determinazione di costruire un Medio Oriente senza Israele e l’America». Quale ONG normale farebbe tale affermazione?

Durante la navigazione verso Gaza i membri della IHH a bordo della Mavi Marmara cantavano la cosiddetta “canzone dell’annientamento” che ricorda la battaglia di Khaybar quando Maometto massacrò decine di ebrei. «Khaybar Khaybar, ya Yahud, Jaish Muhammad, sa Yahud» (Khaybar, Khaybar, o ebrei, l’esercito di Maometto tornerà).

Prima ancora di partire molti membri della IHH avevano dichiarato pubblicamente di essere pronti a diventare martiri e che la loro era tutto meno che una missione umanitaria.

Tutte queste prove e molte altre sono agli atti e quindi a conoscenza della Corte Penale Internazionale che però non ha sentito la necessità di indagare né sulla IHH né sulla Turchia come sponsor della cosiddetta Freedom Flotilla.

Al contrario, dopo ben due archiviazioni ieri alcuni giudici della Corte Penale Internazionale hanno chiesto una nuova indagine su quei fatti del 2010 a dimostrazione di un chiaro pregiudizio verso Israele. Non siamo alla persecuzione, ma ci si avvicina parecchio.