La verità viene sempre fuori per caso. La bramosia del nuovo “Ministro degli esteri europeo”, Josep Borrell, di proseguire sulla stessa linea delle due che lo hanno preceduto è così forte da fargli fare una gaffe gigantesca che sconfessa le critiche europee verso gli insediamenti israeliani in Giudea e Samaria proprio sul Diritto Internazionale.

Succede che in una dichiarazione di critica verso Gerusalemme per aver autorizzato la costruzione di 2.000 nuove case in Giudea e Samaria (la cosiddetta Cisgiordania) il portavoce di Borrell, Peter Stano, esorta Israele a «porre fine alle attività di costruzione nelle terre occupate o contese» (vedi Screen-Shot sotto)

Screen Shot prima dichiarazione
La prima dichiarazione europea poi corretta

Letta così non sembra ci sia nulla di strano. Invece no, perché c’è una enorme differenza tra terre occupate e terre contese. Infatti, costruire su un territorio occupato è illegale secondo il Diritto Internazionale mentre non lo è costruire su territori contesi (leggi area C).

E siccome gli insediamenti israeliani così tanto duramente contestati dall’Europa si trovano in territorio conteso, di fatto sono perfettamente legali. Il problema è che per l’Europa sono da sempre tutti territori occupati.

Ora, l’Europa non si poteva permettere il lusso di confermare l’esistenza di territori contesi in quanto non avrebbe più avuto l’occasione di criticare Israele. E allora cosa fa? Emette un secondo comunicato dove la parola “contesi” semplicemente sparisce.

Ad una contestazione mossa da diversi media israeliani e filo-israeliani che chiedevano i motivi di questo “cambio di rotta” dalla verità, la risposta della UE è stata che nel primo caso si era fatto un “errore umano”.

È bastato cancellare una parola per cancellare anche quella verità che a Bruxelles non vogliono ammettere. È bastato un tratto di penna per poter vomitare odio ingiustificato verso Israele.

Josep Borrell prosegue così sulla strada impressa prima da Catherine Ashton e poi da Federica Mogherini (cosa per altro ampiamente prevista), quella strada cioè di incitamento all’odio verso Israele portato avanti ad ogni costo, anche a costo di “ingannare” il Diritto Internazionale.