Hezbollah è una minaccia per il Libano e per tutta la regione mediorientale. A dirlo con una relazione al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite è Terje Roed-Larsen, inviato speciale dell’Onu per il Libano e i territori occupati.
Il coinvolgimento di Hezbollah nel conflitto in Siria e più recentemente anche in quello in Iraq rischia di provocare “gravi ricadute settarie” in Libano dove a una progressiva e veloce crescita militare di Hezbollah corrisponde una altrettanto veloce crescita dei gruppi armati che si oppongono ai terroristi libanesi legati all’Iran. Il fenomeno appare ancora più evidente nei cosiddetti “campi profughi” palestinesi dove i gruppi legati ad Al-Nusra (legato ad Al Qaeda) e allo Stato Islamico stanno crescendo in maniera esponenziale e rischiano di destabilizzare il Libano e quindi tutta la regione.
Il Libano è guidato da un Governo di Unità Nazione di cui fa parte anche Hezbollah che però ha anche un braccio armato (o sarebbe meglio dire il contrario cioè che Hezbollah ha anche un braccio politico). L’impegno di Hezbollah a fianco di Assad e dell’Iran nella guerra in Siria nel corso degli anni è progressivamente aumentato finendo per coinvolgere direttamente il Libano nella conflitto siriano. Questo coinvolgimento ha portato alla formazione di diversi gruppi armati all’interno dello stesso Libano i quali si oppongono ad Assad e finiscono per minare seriamente la già fragile stabilità del Paese dei cedri.
Secondo la relazione che Terje Roed-Larsen ha presentato al Consiglio di Sicurezza dell’Onu la situazione in Libano è “molto preoccupante”. Una risoluzione dello stesso Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite emessa nel 2004 imponeva lo scioglimento di tutte le milizie armate in Libano, compreso Hezbollah, ma quella risoluzione è sempre stata disattesa. Addirittura gli Hezbollah hanno approfittato della presenza di un contingente Onu nel sud del Libano proprio per armarsi quando la risoluzione 1705 sul libano prevedeva proprio che tale contingente vigilasse affinché gli Hezbollah non potessero riarmarsi dopo la guerra con Israele del 2006. Uno strano paradosso che finalmente Terje Roed-Larsen ha messo sul tavolo del Consiglio di Sicurezza dell’Onu.
Europa ancora cieca e sorda
Ma non bastano le evidenze sul terreno e gli allarmi ai più alti livelli delle Nazioni Unite per smuovere l’Europa in merito a come considerare Hezbollah. Gli europei, prima fra tutti la Mogherini, continuano a fare distinzione tra ala politica e ala militare di Hezbollah, un errore che sta portando il Libano verso il disastro. La stabilità del Paese dei cedri è appesa a un filo fragilissimo in un momento in cui proprio il Libano si trova in una morsa mortale tra la guerra in Siria, i milioni di profughi che a seguito del conflitto siriano sono ospitati nel Paese e i gruppi terroristici che proliferano nei “campi profughi palestinesi”. Il totale disinteresse mostrato dall’Europa nei confronti della situazione libanese è tanto incomprensibile quanto folle, il tutto perché qualche burocrate fortemente anti-israeliano continua a considerare Hezbollah alla stregua di un partito politico (o addirittura resistenza) invece che considerarlo un pericoloso gruppo terrorista da contrastare con ogni mezzo.
Con il suo monito sulla pericolosa situazione in Libano Terje Roed-Larsen ha esortato tutta la comunità internazionale a muoversi affinché la risoluzione dell’Onu del 2004 la quale prevede la smobilitazione di tutti i gruppi armati, venga finalmente applicata prima che sia troppo tardi. Purtroppo l’applicazione di quella risoluzione vorrebbe dire anche intervenire su Hezbollah e questo a molti da fastidio per cui ci sono davvero poche possibilità che il drammatico appello lanciato dall’inviato dell’Onu venga accolto, con gravissime conseguenze per il Libano e per tutto il Medio Oriente.
Scritto da Antonio M. Suarez