L’Iran inizia il ritiro dalla Siria. I dubbi della intelligence israeliana

6 Maggio 2020

Fonti della sicurezza israeliana annunciano che l’Iran ha iniziato il ritiro delle proprie truppe dalla Siria.

«Per la prima volta da quando l’Iran ha iniziato il suo radicamento in Siria, sta riducendo le proprie forze e abbandonando alcune basi» ha detto un fonte della sicurezza israeliana a condizione di anonimato.

«La Siria sta pagando un prezzo molto alto a causa della presenza iraniana in territorio siriano» continua la fonte. «Ora come ora la presenza iraniana è più un danno che un vantaggio per Damasco» ha poi concluso la fonte.

Negli ultimi mesi Israele ha colpito sistematicamente ogni tentativo iraniano di posizionarsi in pianta stabile in Siria, nonché i molti tentativi da parte iraniana di far giungere armi avanzate a Hezbollah.

I bombardamenti israeliani contro obiettivi iraniani in Siria hanno messo a dura prova la tenuta del regime di Damasco che, al di la della propaganda, non riesce a fermarli né a rispondere a quello che si potrebbe prefigurare come un attacco alla sovranità siriana. Ma Israele ha sempre detto che gli attacchi si sarebbero fermati nel momento in cui Damasco avesse impedito a Teheran di creare basi militari in Siria o di usare il territorio siriano per far giungere armi ad Hezbollah.

I dubbi della intelligence israeliana

Pur confermando che effettivamente l’Iran ha iniziato a ritirare i propri effettivi dalla Siria, l’intelligence israeliana fa notare che contestualmente Teheran ha aumentato i propri sforzi per favorire l’insediamento di gruppi armati sciiti in territorio siriano.

Questo rientra perfettamente nel modus operandi di Teheran che preferisce usare i propri proxy piuttosto che le proprie truppe.

Quindi l’intelligence smorza i toni trionfalistici di alcuni funzionari della difesa israeliana ammonendo che «il ritiro degli effettivi iraniani non significa affatto un abbassamento del livello di pericolo». Anzi, potrebbe voler dire l’esatto contrario, cioè che Teheran ritira i suoi militari prima di una qualche forma di offensiva come per esempio è avvenuto in Yemen.

In ogni caso appare evidente che la presenza ufficiale di militari iraniani in Siria mette in difficoltà il regime di Damasco e danneggia gli sforzi russi per riportare il paese alla normalità ed è quindi plausibile che Mosca e Damasco abbiano fatto pressione su Teheran affinché “esca dalla Siria”, almeno ufficialmente.

Tuttavia la presenza iraniana in Siria rimane garantita dai proxy, in particolare da Hezbollah e dagli 80.000 miliziani dell’Esercito di Liberazione del Golan. Quindi il rischio rimane comunque immutato, avverte l’intelligence israeliana.

Sarah G. Frankl

Vive nel sud di Israele. Responsabile della redazione e delle pubblicazioni Breaking News. Cura i social di Rights Reporter. Esperta del settore informatico. Hacker Etica

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