Non è solo la Turchia di Erdogan ad essere interessata ai Balcani come porta di ingresso secondaria in Europa, anche l’Iran sembra aver scoperto questa strada e secondo alcuni report la sua penetrazione nella regione balcanica è forse più “veloce” di quella turca.
La presenza in Bulgaria di membri di Hezbollah è nota da tempo anche se la cosa non sembra interessare né i governi né i media europei. Ma a quanto pare gli Ayatollah sono interessati a tutta la regione, in particolare all’Albania, alla Macedonia e alla Serbia.
Vola “sotto i radar” l’Iran nei Balcani. La sua opera è lenta e minuziosa, silenziosa, quasi di soppiatto, ma concreta.
Il piano di Teheran è circostanziato e meticoloso. Parte dalla disinformazione per ottenere consenso e seguaci nell’area.
Secondo The Global Post la tecnica usata dall’Iran nei Balcani riflette quella già usata in passato quando Facebook scoprì e cancellò centinaia di account falsi collegati a Teheran che generavano milioni di seguaci e catene di notizie false.
Gli iraniani non sembrano essere interessati alle solite tattiche di penetrazione islamica, come per esempio la Turchia. Il loro obiettivo primario è quello di “catturare” il consenso della popolazione musulmana attraverso una fitta rete di disinformazione. Solo successivamente e solo per i più fanatici seguirà il vero e proprio indottrinamento.
L’obiettivo finale è quello di creare una rete di collaboratori e di “stazioni di transito” per la loro macchina terroristica che attualmente sembrerebbe essere più interessata ai dissidenti iraniani residenti in Europa piuttosto che ad altri obiettivi anche se, secondo fonti arabe, gli iraniani intenderebbero replicare il modello che nel 2012 ha portato all’attentato di Bourgas nel quale vennero uccisi 5 turisti israeliani e altri 32 rimasero feriti, attentato poi attribuito all’Iran e a Hezbollah (che secondo alcuni non è un gruppo terrorista).
Secondo gli analisti Kiril Avramov e Ruslan Trad «i Balcani sono di interesse per l’Iran, perché Teheran considera la regione una piattaforma logistica “tranquilla” e adatta ai loro scopi, al di fuori dei centri di intelligence globale e delle agenzie di sicurezza, con una sicurezza relativamente negligente, istituzioni deboli e corruzione pervasiva».
Già nel 2013 si parlava di «agenti segreti iraniani che addestravano terroristi bosniaci» fino a costituire una forza speciale chiamata Seve (Allodole) , guidata da Nedzad Ugljen.
Tuttavia, nonostante tutte queste informazioni allarmanti, la penetrazione dell’Iran nei Balcani rimane decisamente sotto i radar, quasi silenziosa. La cosa è preoccupante non tanto perché non se ne parla, quanto piuttosto perché le intelligence europee non sembrano interessarsene. E tra le due cose non sappiamo quale la peggiore.