Come Erdogan entra in Europa attraverso i Balcani con lo “sviluppo islamico”

25 Gennaio 2018

Erdogan è già in Europa, c’è da diverso tempo attraverso una capillare presenza di ONG turche nei Balcani e in particolare in Bosnia, Montenegro e Kosovo.

Non è la prima volta che il dittatore turco usa le ONG turche per ottenere vantaggi politici e strategici. Lo fa spesso e volentieri con la IHH (Humanitarian Relief Foundation), senza dubbio la maggiore e più “aggressiva” ONG islamica al mondo, diventata famosa per il cosiddetto “incidente della Mavi Marmara”, ma il circuito delle ONG turche legate a doppio filo alla Fratellanza Musulmana che praticano il cosiddetto “sviluppo islamico” è molto ampio.

Una delle più attive nei Balcani è quella che fa capo alla Union of European Turkish Democrats (UETD unione dei democratici turchi europei) il cui Presidente, Zafer Sırakaya, proprio ieri in una intervista con i media turchi ha annunciato una serie di nuovi progetti di sviluppo islamico in Bosnia, progetti che verranno spiegati nel dettaglio oggi a Sarajevo durante un panel sul futuro dell’islam e dei musulmani in Europa.

Secondo Zafer Sırakaya «l’Islam è una delle dinamiche fondamentali dell’Europa e continuerà ad esserlo anche in futuro grazie al lavoro delle organizzazioni islamiche». Anzi, il Presidente della potente ONG turca (148 filiali in 16 paesi) va oltre e sostiene che il “sistema Bosnia” potrebbe essere allargato a tutta Europa e favorire così la coesione e l’integrazione islamica.

Il sistema Bosnia

Ma cosa stanno facendo le ONG turche in Bosnia e più in generale nei Balcani? In sostanza stanno facendo quello che gli riesce meglio: fanno proselitismo attraverso l’assistenzialismo. Finanziamento di decine e decine di moschee, microcredito attraverso le banche islamiche, apertura di decine di scuole coraniche salafite gratuite ecc. ecc.

La Bosnia e una buona parte dei Balcani sono un grande laboratorio per la Fratellanza Musulmana e soprattutto sono un immenso bacino dove fare proselitismo spinto mascherato da operazioni umanitarie. La IHH e la UETD hanno decine di progetti nei Balcani, direttamente o indirettamente volti a fare proselitismo.

Ora l’intenzione delle ONG turche è quello di esportare il “sistema Bosnia” in tutta Europa. Lo ha detto molto chiaramente il Presidente della UETD e sarà questo il progetto che presenterà oggi a Sarajevo, un progetto che vede tra i finanziatori non solo il Governo turco ma anche l’Unione Europea. «La coesione sociale ottenuta nei Balcani attraverso le opere di assistenza islamica può essere replicata in tutto il vecchio continente» afferma Sirakaya il quale sostiene anche che «questo è l’unico modo per arginare i movimenti islamofobi e razzisti in Europa».

I dubbi

Non sappiamo quante siano le ONG islamiche impegnate in Europa in questa sorta di “proselitismo umanitario”. Quello che sappiamo per certo è che non vi è alcun controllo su queste “entità”, che il flusso di denaro che amministrano attraverso le banche islamiche e la cosiddetta “carità islamica”, o Zakat, è enorme e che non sempre è chiaro l’utilizzo che viene fatto di questi fondi. Fino ad oggi tra gli Stati islamici più attivi in Europa in questa sorta di “corsa al proselitismo” ci sono l’Arabia Saudita, il Qatar e il Marocco. Ma da diverso tempo è la Turchia a farla da padrone. Erdogan sta cercando di replicare in Europa la stessa formula che usa in altri Paesi (per esempio in Somalia) e non è certo una buona notizia anche perché è la Fratellanza Musulmana a gestire il tutto.

Sadira Efseryan

Iraniana fuggita prima in Turchia, poi in Italia. Esperta dei paesi del Golfo Persico e delle dinamiche politiche dei paesi arabi. Laureata in scienze informatiche alla Iran University of Science and Technology

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